I buoni propositi non sono il mio forte, del resto chi riesce davvero a mantenerli?
Uno dei miei di quest'anno era scrivere almeno un post al mese, direi che ho fallito miseramente.
Ci voleva Io Donna con l'iniziativa A passo di donna a farmi tornare la voglia.
Poi se il tema è Cannes e nello stesso articolo le mie adorate scarpe gialle direi che ogni restistenza è futile.
Un'intervista di tre sole domande ma tante emozioni
Chi sei (raccontaci qualcosa di te e di quello che fai nella vita, le tue passioni, quello che ti fa sognare)
Il traguardo raggiunto (c’è un momento nella tua vita professionale o privata in cui hai capito di aver raggiunto un traguardo, raccontaci qual è!)
Le scarpe indossate (Per andare lontano servono passione, talento e…buone scarpe! Quali avevi ai piedi in quel momento o quali sono per te quelle che simboleggiano quel momento?)
Non vi anticipo niente anche se per alcuni di voi sarà un rileggere le emozioni che ho già raccontato allora proprio in questo blog.
Come alcuni sapranno la copertina di Agosto di Wired era dedicata ad una ragazza: Julia Allison. Ho letto i commenti nella versione online dell’articolo “Internet Famous: Julia Allison and the Secrets of Self-Promotion” e ho notato che la comunita’ della rivista si e’ diciamo spaccata in due: chi ha trovato l’articolo interessante e chi si e’ sentito offeso come lettore per la scelta di Wired di mettere una sciacquetta come Julia, un tipo alla Paris Hilton , in prima pagina.
(Julia ha risposto ai commenti alla copertina su Flickr)
Io rientro nella prima categoria. Personalmente credo che questo articolo possa portare a fare delle riflessioni e dare origine a diversi tipi di discussione.
Questa in sintesi (ehm) la mia personale revisione dell’articolo.
Il personaggio di Julia Allison e’ stato scelto come un eclatante caso di personality-based marketing e in sostanza ci “insegna” che se vuoi diventare famoso a tutti i costi in rete ci puoi riuscire, basta seguire alcune regole.
1. FARSI NOTARE (non importa come)
Think Big (but start small). Julia ha inizialmente individuato un “target” di riferimento ben specifico, una nicchia di persone su cui far colpo. Quando era una studentessa universitaria aveva un debole per gli studenti di medicina e per farsi notare ha iniziato a lavorare nella biblioteca della loro scuola, posto perfetto per creare un contatto. Quando arrivo’ a New York il suo obiettivo era diventare una figura “cult” e ha capito che iniziare da una “nicchia” e restarci fino a quando non vieni notata dalla stessa, sarebbe stata la sua strategia per irrompere nel mondo mediatico di manhattan. La nicchia in questo caso e’ stato il blog Gawker.com "The source for daily Manhattan media news and gossip" avente spesso come tema i VIP e i media.
"Be a hot woman with an exhibitionist streak" Per farsi notare dal blog Gawker Julia ha iniziato a scrivere articoli con link al blog, a commentarne i post e a flirtare con alcuni dei lettori/scrittori. Per questo motivo Gawker l’ha “bannata” dal blog (ossia le ha vietato l’inserimento di ulteriori commenti) e screditata pubblicamente. Invece di disperarsi Julia ha risposto cosi
“In-person” is the least common communication channel: per farsi davvero notare e sopratutto ricordare Julia ha capito che non era sufficiente essere un nickname nel web ma doveva farsi notare in carne e ossa perche’ la continua proliferazione di nuovi canali di comunicazione rende la propria persona il canale meno comune, meno scontato e piu’ memorabile. Le eccentriche (una volta si e’ vestita da preservativo) comparsate di Julia a party e gala sono state rese note dai numerosi scatti fotografici e video pubblicati da online da lei stessa e dagli utenti “paparazzi”.
"It’s not who you know, it’s who you’re next to": tra le piu’ celebri foto di Julia ci sono quelle accanto a celebrita’ come Richard Branson, Chris Anderson e Henry Kissinger.
2. TENERLI AL GUINZAGLIO
Be always their Top of The Mind: non basta farsi notare, e’ necessario che chi ti ha notato si ricordi di te, e per farlo Julia usa i social media come il suo blog, aggiornato costantemente con foto e video (caricati su YouTube), e Twitter, il famoso servizio di microblogging dove alterna messaggi sulla sua vita quotidiana come “At sushi”, “In the car on the way to the Hamptons”, etc a link al suo blog. I contenuti non saranno particolarmente interessanti ma catturano ugualmente l’attenzione.
Embrace Enigma: Una volta Julia ha comunicato che l’odio dimostrato nei suoi confronti da diverse persone nella rete la stava distruggendo e che non avrebbe mai piu scritto sul suo blog. Il giorno dopo ha reiniziato a scrivere. Narcisismo o Satira personale? Non si sa, ma la voglia di scoprirlo e’ cio’ che spinge molti fans a continuare a seguirla.
Let your fans fight your battles: Julia e’ amata quanto odiata ma questo le giova in ogni caso; da una parte vale la vecchia regola del “non importa come se ne parli, l’importante e’ che se parli”, dall’altra i fans hanno la possibilita’ di dimostrarle il suo affetto difendendola dagli attacchi nemici.
3. EXTEND YOUR BRAND Recentemente Julia ha lanciato un nuovo sito all’indirizzo www.nonsociety.com insieme ad altre due ragazze visibili non appena si accede all’homepage. Perche correre il rischio di abbassare le luci dei riflettori perennemente puntati su di lei per accenderli su altre due donne? Perche’ si tratta di due amiche che grazie a lei, e solo grazie a lei, stanno diventando due web celebrities. Ormai la notorieta’ di Julia e’ talmente forte da poter essere utilizzata per rendere celebri altre persone, come se fossero due subrands del motherbrand Julia Allison.
Alcune riflessioni iniziali:
Best (and worse) branding practises: il punto 3 evidenzia come Julia sia ormai paragonabile ad un brand ed in quanto tale credo sia interessante analizzarne l’evoluzione perche’ le sue “tattiche” sono in qualche maniera assimilabili ad operazioni di marketing: pensiamo ad esempio al tentativo di inserirsi all’interno di una nicchia (di mercato) o di connotare la propria immagine di esibizionismo e protagonismo, mi vengono in mente diversi brand che hanno messo in pratica le stesse tattiche di Julia con successo e altri invece che non ci sono riusciti. Uno dei lettori di Wired ha scritto un post in risposta all’articolo di Wired dove spiega che la storia su Julia Allison e’ un chiaro esempio di:
1. How not to do PR
2. How not to use web 2.0 social media tools
3. How not to run a magazine Siete d’accordo?
Web Celebrities vs Real celebrities: magari Julia non ispirera’ nessun brand ma potrebbe stimolare i “veri” VIP; pensiamo ad esempio a Britney Spears e a come abbia deciso di puntare sui social media per ricostruire la propria immagine.
Nuovi testimonial (o nuove opportunita’ di co-branding): la ricerca da parte di un brand di un testimonial e’ spesso un’impresa difficile: da una parte ci sono “sempre le stesse facce”, dall’altra e’ difficile per il proprio target identificarsi con questi personaggi, e poi beh costano parecchio. Persone come Julia ma in generale le web celebrities non rappresentano in questo contesto delle nuove opportunita’? (e in quanto brand il legarsi a questi personaggi non e’ un po’ come dar vita ad azioni di co-branding? 🙂 )
Queste sono le prime considerazioni che mi vengono in mente. Voi cosa ne pensate?
Due weekend fa (eh si il tempismo non e’ il mio forte) ho lasciato la gelida (e a volte perfida) albione per tornare in patria, ed in particolare per partecipare all’Internet Tour come ospite.
Marco mi ha invitato per parlare ai “giovani” della mia esperienza da blogger e io ho accettato molto volentieri… c’era solo una cosa che temevo: il palcoscenico! Fatemi ballare, fatemi recitare, fatemi anche cantare (che showgirl) ma l’improvvisazione munita di microfono non e’ il mio forte, mi impegno ma non garantisco risultati ahah. E infatti, di fronte alle domande di Stefano Gallarini, le mie risposte sono state abbastanza tentennanti e dalla costruzione sintattica incerta, ma cercando di essere ottimista mi dico che forse e’ stato un bene avere qualcuno sul palco che non si trovava completamente a suo agio in quella situazione, perlomeno era chiaro che non e’ una cosa che faccio tutti i giorni. Magra consolazione lo so.
“Mi rifarò nel pomeriggio con i workshop” mi sono detta. Una location a me più congeniale: il foyer del teatro, con puff colorati, uno schermo, una lavagna con fogli su cui scrivere, e un tema di cui potrei parlare per ore con ogni genere di pubblico “Ascoltare le conversazioni online”. Peccato che i workshop siano saltati perchè al Teatro dell’Arte l’affluenza e’ stata credo più bassa del previsto e inevitabilmente il pubblico si e’ concentrato in Sala.
E quindi, esperienza negativa? Affatto. Personalmente ho trascorso una giornata bellissima, ho rivisto vecchi amici (soprattutto amichette), ho visto in carne e ossa amicizie fino al quel momento “virtuali”, ho conosciuto persone nuove, alcune Very Important. Il mio tag “faccioni” su Flickr si e’ arricchito di foto nuove, alcune mooolto prestigiose (vi lascio scegliere quali):
Ho fatto anche un “video faccione”, chiamato così non per la modalità di ripresa ma perchè il mio faccione effettivamente riempie tutto lo schermo!
Sì ma Codice Internet? Ho letto tanti post con tanti commenti negativi e devo dire che condivido alcuni dei limiti segnalati come la scarsa visibilità data all’evento sui media tradizionali, speaker adatti per un pubblico di “addetti ai lavori” e non per la massa, l’organizzazione degli incontri in settimana quando la maggior parte delle persone lavora o studia.
Altre critiche invece non le condivido pienamente perchè secondo me per ognuna di esse si può vedere il rovescio della medaglia. Ricorrere a personaggi come Daniele Bossari e la tanto amata / odiata Selvaggia Lucarelli la cui conoscenza del mezzo si sostiene sia alquanto grossolana (a dirla tutta a me l’intervista di Selvaggia e’ piaciuta, chiara e senza fronzoli) e’ deleterio per la diffusione di una cultura digitale di qualità? E io mi chiedo: quanti “non internet users” conoscono David Weinberger e quanti Albertino?
Invitare Weinberger e’ inutile perchè i “non internet users” non hanno la piu’ pallida idea di chi sia e non capirebbero le sue teorie? E io mi chiedo: quante volte si parla del fatto che le scuole dovrebbero rivedere i programmi scolastici per inserire teorie e modelli di riferimento più in linea con il ventunesimo secolo? In sala erano presenti molti studenti e immagino che qualche domanda sul perchè questo simpatico vecchietto creasse agitazione anche nei due presentatori se la saranno fatta. Forse no. Chissà.
E ancora “c’erano sempre i soliti noti”: e dite poco? Credo che coinvolgere i fantomatici “soliti noti” stia diventando un’impresa a dir poco ardua, se consideriamo il numero di eventi e impegni a cui sono invitati a partecipare; dar loro contenuto di cui parlare nei diversi social media lo è ancora di piu’. Io non ci vedo niente di male ad invitare i soliti noti, anzi, penso che la loro presenza sia indispensabile. Codice Internet e’ un progetto di sensibilizzazione e credo che i primi a dover essere sensibilizzati sono proprio i soliti noti, in cui mi ci metto dentro anch’io.
Ho letto in un post, o in un commento ad un post, ora purtroppo non mi ricordo quale e mi scuso in anticipo, che il modo per portare internet nelle case degli italiani e’ andarci di persona (se non sbaglio la proposta era di mandarci Montemagno :-)). Sono d’accordo. Mia madre ha imparato ad “usare” Flickr il weekend scorso perchè eravamo una vicina all’altra davanti al computer. Nel contesto del mio lavoro faccio corsi di formazione per spiegare ai miei “colleghi dell’offline” come usare strumenti come i feed reader e i siti di social bookmarking per migliorare il proprio lavoro e se non possono venire al corso cerco di ritagliarmi un momento per spiegarlo di nuovo. Se non facessi questi corsi in pochi credo che li proverebbero ma non per mancanza di volontà, semplicemente perchè non ne conoscono l’utilità, nessuno prima gliel’aveva spiegata.
Quante persone sono in grado di spiegare cosa sono i feed senza vedere dei grandi punti interrogativi dipinti sulle facce dei relativi interlocutori? Io riscontro sempre difficoltà ma a forza di provarci sto affinando la tecnica, e mal che vada ci sono sempre i video di Commoncraft eheh.
Ok proviamo ad arrivare a delle conclusioni. Codice Internet sta riscontrando i primi problemi e sta manifestando i primi limiti. I problemi si possono risolvere e i limiti possono essere superati se c’è la volontà per farlo. Da quello che ho potuto vedere di volontà ce n’è parecchia. Mi piacerebbe leggere più post volti a rendere questa volontà produttiva piuttosto che a distruggerla (non dura per sempre), e da parte di codice internet la giusta predisposizione ad accettare le critiche (fin dove possibile ovviamente), a tirarne fuori degli insegnamenti per continuare a crescere (perchè ci puo’ essere una crescita, anche se meno repentina di quanto ci si poteva aspettare) e a pensare che il silenzio sarebbe un commento decisamente peggiore.
26 agosto: Nicola invita LaFra all’AdvCamp in occasione della Blogfest a Riva del Garda. Lei gli risponde che purtroppo essendo a Londra difficilmente riuscira’ a partecipare.
9 settembre: Tutta la blogosfera attende l’inizio della Blogfest, l’attesa e’ snervante, soprattutto per chi sa che non potra’ andare. LaFra a Londra si strugge e si sfoga con la sua geek friend LaLui in chat.
lafra: ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhh / voglio venire anch’io alla blogfest 🙁
lalui: 😀 prendi un volo ryanair / scendi a bergamo e ti veniamo a prendere sabato mattina 😉
LaFra controlla i voli ma non c’e’ niente da fare, il cost di ryanair non e’ affatto low e lei capisce che deve definitivamente rinunciare.
lafra: […] 500 euro sono troppi quindi niente sigh
lalui: sì troppi per una blog fest
lafra: si vede che era destino / buuuuuuuuu / come sono triste / andro ad ubriacarmi / ahah / e lunedi faro uno spogliarello in mezzo a trafalgar square / mi faccio riprendere / e metto il video su youtube / cosi ci sara qualcos’altro di cui parlare ahah
lalui: hhihhihihi / scema dai / farò un totem con la tua foto / e dirò / c’era pure la fra / una sagoma
lafra: ahah basta tagliare la meta di una delle foto faccioni tanto sono tutte uguali ahah
lalui: dai ora lo faccio 😀
lafra: divertiti cara fai un grosso in bocca al lupo alla nostra sara
lalui: grazie!! sarà fatto
lafra: chiudo / ti lascio con un sonoro SIGH
13 settembre: su Twitter appaiono strani messaggi.
La credibilita’ di LaFra viene messa in discussione.
La verita’ era una: LaFra si era trasformata in Ubiquifra’ (o Ubiquafra). Era sia alla Blogfest sotto la pioggia sia a Londra al Thames Festival sotto il sole (…)
15 settembre: LaFra ritratta (come Maxwell Sheffield ne La Tata… va beh questa l’apprezzeranno in pochi credo)
18 settembre: LaLui comunica ufficialmente chi c’e’ dietro a questa Idea della madonna.. LEI ovviamente 🙂
Lo stesso giorno la stampa manifesta interesse nei confronti di ubiquifra con uno straordinario articolo.
23 settembre: LaFra e la sua cartonata meta’ si incontrano grazie all’incontro organizzato da semerssuaq con pestoverde. In quella occasione LaFra sigilla l’autenticita’ del suo cartonato con il sangue (va beh dai in maniera meno drammatica in realta’) per prevenire l’arrivo di eventuali copie contraffatte.
26 settembre: LaFra e LaLui, entrambe in versione carne e ossa, si incontrano alla GGD di Roma.
29 settembre: In rete circolano nuove foto di una nuova presunta LaFra cartonata che sarebbe stata presente ad Assisi al primo nanosocial nonostante avesse dovuto declinare l’invito di Simone Brunozzi a parteciparvi.
LaLui manifesta con parole forti il suo disappunto 😉
Cosa succedera’ ad Ubiquifra’ e alle sue amiche?
Secondo voi 🙂 ?
AGGIORNAMENTO
29 settembre: Domitilla scrive un articolo su Menstyle: Un’assenza che si fa notare. Ora vi chiedo solo un favore: leggetelo e ditemi cosa ne pensate. Ci tengo davvero. Ne riparlerò sicuramente in futuro. Per il momento non voglio aggiungere altro… se non, Grazie Dò!
In questo preciso momento sono senza parole e diciamocelo anche un tantino commossa.
Mi viene in mente solo una cosa: guai a chi prova ancora a dirmi che le amicizie non possono nascere e vivere online. So di aver fracassato le cosiddette un po’ a tutti con questa Blogfest ma non mi sarei immaginata che qualcuno avrebbe fatto così tanto per fare in modo che io non mancassi. Dopo non essere riuscita ad usufruire del suo passaggio, Lalui ha pensato di portarmi ugualmente con sè, se non è un gesto d’amicizia questo…
Grazie grazie grazie a lei e a Sara per aver reso questo weekend ugualmente speciale.
Siete state meravigliose…
PS Grazie a tutti quelli che hanno assecondato le ragazze in questa idea pazzerella, devo dire che alcune foto faccioni sono quasi più belle di quelle che faccio io 😉
Cosa c’è nel futuro di Apple? Come mai Steve Jobs ha dato una poltrona alla CEO Avon?
Questi sono alcuni dei possibili scenari delineati nell’articolo di Wired:
Strategie di comunicazione e/o di vendita dedicate alle donne
Miglioramento della propria Corporate Social Responsibility
Programma di m-commerce in China sfruttando l’expertise di Avon (scenario interessante per iPhone)
Nuovo modello di retail in China orientato alla forza vendita
Di seguito alcuni estratti dell’articolo. Che ne pensate?
Avon cosmetics CEO Andrea Jung is taking a seat on the board of Apple. Why? Good question.
Jung is the first woman to sit on Apple’s board in a decade, and that she heads up one of the most feminine companies in the world. Avon touts itself as the "company for women," empowering millions of female entrepreneurs. The world of technology is distinctly male, but if there’s a high-tech company that appeals to women, it’s Apple.
Jung is an expert in marketing on a global scale
Jung is also an expert in corporate social responsibility
In China, Avon isn’t a pure direct-sales operation. Instead, it operates a hybrid model that blends 5,500 retail stores, or beauty boutiques, with 130,000 direct-sales reps.
Perhaps Jobs is thinking of setting up hundreds of small Apple boutiques all over China