[LIBRI] Cosa avrebbe scritto Van Gogh a suo fratello Theo se fosse stato un art director?

Diverso tempo fa ho ricevuto una mail da un copywriter di Milano che ha scritto un libro sotto lo pseudonimo Lutile Idiota.

Ti scrivo perché vorrei regalartelo e mi farebbe davvero piacere se, leggendolo, tu lo trovassi divertente… e ne parlassi poi ai tuoi follower. Nel bene e nel male.

Ho lasciato trascorrere diverse settimane prima di iniziare e poi tra una corsa in treno e un appuntamento dal dentista l’ho finito.

Narra la vita di un account director raccontata attraverso le lettere che Van Gogh scriveva a suo fratello Theo. Una scelta azzeccata capace di rendere ancora più drammatici alcuni momenti topici della vita all’interno di un’agenzia pubblicitaria e allo stesso di sdrammatizzarli.

Vi riporto alcuni esempi.

LA PRIMA CAMPAGNA PUBBLICITARIA

è un’enorme soddisfazione sapere che il vero rumore di ogni comunicazione, la cosa che motiva in TV un cambio repentino di canale, la cosa che provoca fastidio in migliaia di persone, sia proprio roba tua. Non si può spiegare. Sono commosso, mi viene da piangere.

IL BRIEF

Un mio collega mi ha detto che esiste un armadietto a tenuta stagna dove vengono riposti i brief appena presi dal cliente. E conservati per settimane intere. Poi, a due giorni dalla consegna del lavoro, l’armadietto viene riaperto alla presenza di un notaio e vengono assegnati i lavori da fare.

LA GARA

Non si possono fare domande, non si tollerano errori, si rimandano gli appuntamenti personali, si consegnano tutte le armi all’ingresso dell’agenzia e si ritirano all’uscita.

Grazie Lutile (chiamarlo Idiota mi sembra scortese) e buona lettura a voi 🙂

 

WhaiWhai: guida turistica interattiva o urban game?

Dopo averne sentito parlare da diversi amici, un paio di settimane fa ho comprato la guida WhaiWhai di Milano e ho approfittato di un bel sabato di sole per organizzarmi con un amico e giocarci.

Per chi non ne avesse mai sentito parlare le guide Whai Whai si presentano come “guide non convenzionali per turisti e viaggiatori che cercano un’esperienza diversa dal solito”.

La visita WHAIWHAI è un gioco e cambia la prospettiva del tuo viaggio perché accende la tua curiosità e ti rende protagonista di un’avventura. Questo guida è diversa dalle altre perché ti dà delle informazioni originali sulla città mentre sei a caccia dei suoi enigmi. Ogni città ha il suo carattere e così ogni guida racconta una storia differente attraverso una raccolta di racconti dedicati ai luoghi e ai particolari più affascinanti. La storia serve a calarti nell’atmosfera della città, i racconti sono le chiavi per scoprirla e conoscerla. Con questa guida non percorri i consueti tragitti turistici ma vai dove la città nasconde il suo spirito più autentico e sconosciuto: i miti, le leggende, le storie della tradizione orale e ti guidano e ti consegnano i segreti più belli […]” (da “Cosa sono le Guide Whai Whai”, pag. 7)

Ho pensato che nonostante io non sia una turista a Milano poteva essere un modo divertente per scoprire qualcosa in più su questa tanto amata / odiata città. Dopotutto cosa so su Milano? Posso dire davvero di conoscerla? Come spesso accade a volte si tende a conoscere di più città in cui non si vive perché in quel poco tempo che abbiamo a disposizione per visitarla cerchiamo di vedere più luoghi possibili mentre nella tua città hai la sensazione di poterlo fare quando vuoi e continui a rimandare.

Insomma ho tutto quello che mi serve: la guida e la curiosità.

Ah sì, ho anche un telefono cellulare.

Uno dei punti di forza del gioco è che è accessibile a tutti. È sufficiente un telefono abilitato all’invio e alla ricezione di SMS (OT: mi ha sempre fatto sorridere questa espressione, così formulata sembra una di quelle funzionalità che solo alcuni telefoni hanno, un po’ come le applicazioni che richiedono l’iPhone 4. Ah piuttosto cosa mi consigliate come prossimo investimento / follia? iPhone 4 o iPad? Ok, ne riparleremo, fine OT) e (tot euro) per acquistare la guida.

All’interno della guida sono indicate le modalità per l’invio dei primi SMS con cui dare inizio all’avventura: è possibile indicare la zona di Milano in cui ti trovi inserendo uno dei punti cardinali e avendo come punto di riferimento il Duomo, il tempo di gioco a disposizione, il livello di difficoltà e un’eventuale preferenza sul tema (storia, design etc).

Arriva il primo SMS, contiene tre combinazioni di numeri e lettere che ci servono per “costruire” la pagina della guida. Il libretto infatti non è composto da singole pagine ma da porzioni di pagina che devono essere combinate tra di loro per riuscire a leggervi le storie contenute.


Ci dirigiamo verso la prima meta e inizia il gioco.

Ogni tappa del gioco è associata alla ricezione di due SMS: uno con le coordinate per le pagine al cui interno è presente un racconto, una citazione storica o un aneddoto (molti di questi davvero interessanti e curiosi) e uno con la prova da superare. Una volta trovata la soluzione, è sufficiente inviare un messaggio con il numero o la parola richiesta per ricevere i due SMS relativi alla prossima tappa in caso di successo o un messaggio sullo stile del “ritenta sarai più fortunato” in caso di errore.

Non vi racconterò nessuna delle prove e nessuno dei racconti per non togliervi la sorpresa, vi darò però qualche consiglio per vivere al meglio questa esperienza:

  • La guida WhaiWhai non è a mio avviso una guida turistica, non utilizzatela per visitare la città, soprattutto se è la prima volta che lo fate e se avete poco tempo a disposizione. Non è una Lonely Planet con una componente interattiva, è un gioco, un modo per scoprire aneddoti curiosi e interessanti su una città e vivere un’avventura divertente in un contesto urbano. Credo che l’esperienza Whai Whai sia di fatto più interessante per chi vive in quella città o ci lavora e magari non presta attenzione ai piccoli dettagli che questa nasconde. Mi è capitato più volte di esclamare “Dai, non lo sapevo” “Ma tu pensa, non lo avrei mai notato”. A maggior ragione sostengo questo pensiero dato che le tappe erano concentrate tutte nella stessa zona, siamo anche dovuti tornare in uno stesso punto tre volte (se io fossi stata una turista credo che avrei chiuso il libro e lo avrei riposto nello zaino).
  • All’interno della guida Whai Whai manca una cartina dettagliata della città, se non avessi avuto l’iPhone mi sarei fermata alla terza tappa. Magari con po’ di spirito d’iniziativa l’avrei trovata ugualmente, non so chiedendo ai passanti (l’ulteriore prova: trovare un non turista nel centro di Milano) o ai vigili come abbiamo fatto in alcune situazioni. In ogni caso la prossima volta ne porto una con me.
  • Se giocate da soli, ossia non in modalità sfida, e non avete fretta di completare le singole tappe considerate un tempo maggiore di quello proposto dalla guida. Noi avevamo scelto di indicare come tempo a disposizione 3 ore ma ne abbiamo impiegate 4: lontananza della prima tappa rispetto a dove eravamo, qualche sosta, il gelato, una manifestazione sportiva nel centro di Milano, un po’ di stanchezza e il tempo scorre.
  • Un buon modo per velocizzare il gioco e sentire meno la stanchezza è usare una bicicletta. Mi sarebbe tanto piaciuta averne una in quel momento.

In definitiva il mio giudizio è positivo. E anche se la tendenza è ovviamente quella di sfruttare le opportunità offerte dall’evoluzione tecnologica, vedi la stessa esperienza WhaiWhai al Veneziacamp, o la recente caccia al tesoro di foursquare Surfin'Milan, questo libricino ha saputo coniugare bene l’elemento urbano con quello ludico utilizzando mezzi accessibili a tutti.

My Own Private Milano. Il web che mi piace.

Non è sempre facile difendere la propria dipendenza da internet, dai social media, dagli amichetti della rete, ci sono momenti in cui ci sarebbe anche un po' da vergorgnarsene, in cui ti ritrovi in una rete che non ti rispecchia più.

Per fortuna ci sono persone, persone che creano iniziative, persone che partecipano ad iniziative e persone che ti chiedono di partecipare ad iniziative che sono capaci di farti sentire orgogliosa di essere parte di questa rete e di crederci.

Una di queste iniziative è My Own Private Milano

"Venti fotografi, non milanesi, che un giorno hanno preso un’immagine di Milano. Venti scrittori, milanesi per nascita o per adozione, che un giorno hanno ricevuto una fotografia, e la richiesta di scriverci sopra qualcosa, qualsiasi cosa […] un racconto a due facce: Milano, fotografata dai non milanesi, e raccontata dagli indigeni"

(da Intro, di Sir Squonk – pag. 2)

My Own Private Milano è scaricabile gratuitamente.

Questo è lo scatto che mi è stato spedito via email senza sapere a chi appartenesse


Questo il flusso pensiero che mi ha ispirato

C’è chi prende il taxi perché non ha tempo di aspettare il bus. C’è chi prende il bus perché i taxi sono tutti occupati. C’è chi cerca una guida nella propria vita perché non è in grado di guidarla da solo. E chi ci prova raramente riesce a farlo con un solo mezzo, scegliendo una sola strada.

Io scelgo di farla pedalare, di sbandare sulle rotaie del tram, di andare contromano, di prendere una multa, di imboccare la corsia preferenziale, di sorpassare sulla sinistra, di tenere la destra, di restare senza benzina perché quando mancano pochi chilometri di autonomia i distributori sembrano distanti anni luce, di tenere il freno a mano tirato che poi si sa che si consuma ma a volte non si può proprio farne a meno, di concederle quella gita in tassì ogni tanto come Eliza Doolittle quando raggiunge la casa del professor Higgins, di farla aspettare alla fermata del tram, di chiederle di accettare un passaggio ogni tanto perché non si può guidare sempre da sole, ma soprattutto di volare in alto, sopra gli edifici, sopra i cartelloni pubblicitari, sopra la notte di Milano.

(pagg. 37-38)

La ringrazio.

Tecniche di (auto)promozione 2.0 e 1.0 di un ebook

Venerdì scorso, 30 ottobre, ho partecipato alla quarta Girl Geek Dinner bolognese, per la prima volta non solo come partecipante ma come speaker.

Il tema della serata era l’ebook e il team di Bologna mi ha invitato a parlare de I trucchi di una digital strategist.

Per l’occasione ho preparato una presentazione in cui ho descritto brevemente il contenuto dell’ebook e come è nato per poi soffermarmi su come ho cercato di renderlo visibile online attraverso l’utilizzo dei miei spazi social.

L’evento ha rappresentato anche il momento ideale per "ufficializzare" il mio editore: ovviamente Simplicissimus Book Farm che è stato anche sponsor della GGD.

Il mio intervento si è chiuso con un video in cui racconto alcune tecniche di promozione 1.0 di un ebook. In realtà il video è molto meno serio di quanto il titolo possa far pensare, ve ne accorgerete guardandolo.

I materiali a cui faccio riferimento nel video sono scaricabili qui:

Ovviamente se qualche pazzo come me volesse provare ad utilizzarli mandatemi qualche prova fotografica o un video della pazzia che ci facciamo due risate.

Eccone due 😉

Un doveroso ringraziamento va ad Antonio Tombolini e Marco Croella di SBF, alle ragazze del team della GGD di Bologna per avermi invitato, ad Anna per aver reso possibile questa trasferta (ero stampellata e avevo bisogno di assistenza 🙂 ), a Maurizio per il brainstorming 1.0 e a Laura per i disegni.

In arrivo il temporary shop di Fiat 500

Libro Internet PRIeri sono andata alla presentazione di Internet PR invitata dal suo autore Marco Massarotto. Oltre a Marco erano presenti Antonio Sofi, Giovanni Boccia Artieri, autore della prefazione del libro, e Manuela Crippa, conosciuta in rete soprattutto come blogger del corporate blog Quellichebravo in quanto allora product manager di Fiat Bravo e ora product manager del fiore all’occhiello di casa Fiat: Fiat 500.

Ed è stato proprio chiaccherando insieme a Manuela che ho trascorso parte della serata, parlando ovviamente dell’importanza crescente delle Internet PR e di come questo argomento sia ancora difficile da trattare in molte aziende. Mi fa sempre piacere conoscere persone entusiaste del proprio lavoro e che hanno voglia di condividere questo entusiasmo con gli altri, lo trovo un atteggiamento contagioso. Questo post ne è la dimostrazione: dovrei essere sul divano in totale relax con uragano e invece l’ho lasciato lì da solo con gli occhioni di chi vuole lamentarsi ma non lo fa perchè sa che la voglia che ho di scrivere è sempre tanta e il tempo è sempre poco (ma giuro che appena finito spengo tutto e ritorno da lui!).

Visto che sono una milanese acquisita Manuela mi ha invitato a scoprire all’interno del sito fiatgroupautomobilespress.com tutte le iniziative che Fiat sta organizzando in occasione del Salone del Mobile tra cui ovviamente ha colpito subito la mia attenzione il "Temporary Store" visto l’interesse che ho già avuto e dimostrato nei confronti di questo argomento:

[…] Fiat 500 sarà protagonista dell’evento milanese con numerose iniziative, alcune di queste in programma presso il Fiat 500 Pop Up Store in Via De Tocqueville 11. Il nuovo spazio sarà inaugurato con una grande festa il 18 aprile alle ore 18.30 in occasione del quale sarà ospitata la mostra “500 Work Pop” realizzata in collaborazione con Guzzini.

Il “Temporary-Store” resterà aperto fino al 31 luglio e sarà un luogo attento al design dove conoscere l’Universo Fiat 500, in cui protagonista non sarà solo l’auto ma anche il visitatore che si muoverà in un luogo “vivo”, che comunica emozioni. Uno “spazio libero” in cui si potrà navigare in Wi-Fi, vivere iniziative editoriali o addirittura assistere a trasmissioni radiofoniche o televisive che utilizzeranno l’area come studio.

Il Fiat 500 Pop Up Store sarà, inoltre, un luogo in cui le persone potranno “sperimentare” un’emozione vivendo un’originale esperienza d’acquisto che riguarderà la Fiat 500 e molti altri oggetti esposti. Sarà luogo di merchandising e licensing, teatro di iniziative, esposizioni e mostre esclusive.

Quindi dopo i recentissimi temporary lounge di Barilla Alixir, il "temporary political store" di Berlusconi, arriva Fiat 500 Pop Up Store.

Personalmente seguirò questa iniziativa con molto interesse. Posso chiedervi cosa ne pensate? Cosa vi aspettereste da Fiat? E cosa non vi aspettate ma vi piacerebbe tanto trovare all’interno dello store?

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Sei una donna geek (o anomala) SE… (prima puntata)

… QUANDO VAI IN SPIAGGIA A SAINT-TROPEZ CON LE AMICHE NON LEGGI UNA RIVISTA FEMMINILE MA "FARE BUSINESS CON IL WEB – SCACCO ALLA RETE IN 7 MOSSE".

[Della donna anomala ho parlato diverse volte ma un resoconto del mio pensiero lo potete leggere nel post  Una ragazza anomala… internet addicted?]

 

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Una copia gratuita del Kostabi Book per LaFra

Tutto inizio il "lontano" 16 aprile su Twitter: Luca Moretto, blogger di Blublog e fondatore di Quadreria, invita i twitters a mandargli un sms per ricevere in forma gratuita il nuovo libro con le opere di Paul Kostabi

 

Mando il messaggio a Luca che dopo pochi minuti mi risponde:

Domani sarà inviato. Buon twitting. Luca Moretto

Il libro è arrivato pochi giorni fa ed è in bella vista nella mia libreria, in attesa di essere sfogliato e ammirato con la calma e l’attenzione che si merita

Grazie quindi a Luca per il bel regalo 🙂

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LA VITA (VIRTUALE) È UNA COSA MERAVIGLIOSA

È da un po’ che volevo riprendere il discorso sulla mia, e contemporaneamente su quella di tanti altri, “vita virtuale” perché ultimamente mi ha regalato tanti piccoli sorrisi che messi insieme sono capaci di rendere una persona serena anche nella vita “fisica”.

Stamattina ho trovato lo spunto per riprendere questa diciamo “discussione” ed è stato nel momento in cui ho letto un articolo dedicato al libro “Surrogati di presenza” di Franco La Cecla sulla rivista NetForum. L’articolo esordisce così:

“I surrogati di presenza sono quelle evanescenti parzialità che i media veicolano nella nostra vita di tutti i giorni come sostituti di una presenza reale delle cose e del mondo”.

La Cecla fa riferimento a tutti i media, telefono, radio, cinema, televisione oltre ad internet, io quando ho letto l’articolo ho accostato l’espressione “surrogati di presenza” solo ad internet ma non al media bensì agli utenti, ossia alle presenze umane che vivono al suo interno una vita parallela a quella “fisica”.

Quando ho scritto il post con l’intervista doppia tra me (fisica) e me (virtuale) volevo in qualche modo esprimere il disagio che le persone come me vivono nei confronti di coloro che ci accusano di essere legati ad un mezzo a parer loro così freddo e anti-sociale e far capire come le due identità, benchè vengano percepite come distinte, sono in realtà fortemente amalgamate tra di loro. Perché quindi una vita virtuale? Beh forse proprio perché abbiamo bisogno di “surrogati di presenza”, non ci accontentiamo di quello che ci circonda, e per quanto mi riguarda delle persone che mi circondano.

Un esempio è dato dall’ambiente lavorativo. Io lavoro in un’azienda piccola, in ufficio siamo soltanto in 5, che diventano poi 4 se consideriamo che il mio capo è spesso via. 4 persone completamente differenti tra di loro, vuoi per carattere, vuoi per formazione, vuoi per interessi personali, vuoi per ruolo professionale… fatto sta che il mio interesse ad esempio per il web 2.0, per la blogosfera, per i social media, difficilmente riesco a condiverlo con gli altri 3 e quindi che faccio? Semplice, Francesca diventa LaFra e si catapulta nella sua vita virtuale, parlando, discutendo e confrontandosi con i suoi amici senza volto (se non un avatar) e senza voce ma con tante cose in comune. Se poi ci aggiungi che queste stesse persone sono in grado di farti sorridere quando sei giù di morale e ti aiutano quando ne hai bisogno credo che basti ad evidenziarne l’importanza e con il tempo la necessità.

Surrogati di presenza o no di una cosa sono certa: LA VITA “VIRTUALE” è UNA COSA MERAVIGLIOSA.

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La cucina inglese esiste!

Lo scorso weeekend sono venuti a trovarci uno dei miei cugini inglesi con la moglie e lunedì come conclusione del loro breve soggiorno abbiamo deciso di portarli alla “Taverna del Gran Sasso” per far loro gustare alcuni piatti della nostra cucina (in questo caso abruzzese).
Scherzando mio cugino ci dice che la prossima volta che andremo a Londra ci porteranno in un ristorante tipico inglese: a mangiare il curry 😉
C’è poco da ridere… anche se sono gli stessi inglesi ad autoprendersi in giro, nell’espressione “english food” non rientrano solo i piatti cinesi, tai e indiani: la cucina inglese esiste! Quando lo dico nessuno mi crede ma è così e ora due italiane, Renata Beltrami e Silvia Mazzola, residenti a Londra da diversi anni, hanno scritto e pubblicato un libro dal titolo “La lingua nel piatto. Ricette per imparare a capire l’inglese e gli inglesi“. La segnalazione è di Anna Lombardi che sul Venerdì di Repubblica del 20 ottobre spiega come negli ultimi anni nel Regno Unito sia cresciuta molto la passione per la buona tavola e il numero dei britannici che considera la cucina un hobby. Probabilmente questi risultati sono il frutto della campagna governativa per contrastare il rischio di obesità che incombe sugli inglesi per colpa del cosiddetto junk food.


Traditional English lunch
Originally uploaded by Jim in Times Square.

Breve panoramica sui libri che sto leggendo

Come potete vedere nella sezione “Books” del menù laterale sto leggendo “Il cacciatore di aquiloni” di Khaled Hosseini, in realtà il libro l’ho già finito ma non ho ancora avuto il tempo di aggiornare il codice per inserire i due nuovi libri che ho iniziato a leggere. Di questo libro mi è rimasto impresso un dialogo che mi piacerebbe riportare qui per farlo leggere a tutti, perchè magari, come me, qualcuno ogni tanto si rispecchia in queste parole:

<< Disse: "Ho molto paura" >> raccontò il mendicante. << "Perchè" le chiesi, e lei mi rispose: "Perchè sono profondamente felice, dottor Rasul. Una felicità come la mia spaventa". Gliene chiesi la ragione. "Si prova una felicità così grande solo quando la si sta per perdere". "E io le dissi: "Zitta. Basta con queste sciocchezze">>

Per quanto riguarda invece le nuove letture ho acquistato “L’Ombra del Vento” di Carlos Ruiz Zafon. Alcuni miei conoscenti ne hanno parlato molto bene e inoltre ho deciso di fidarmi dell’area “Suggerimenti” presente sul sito de La Feltrinelli:

Oltre ad aver già letto “Il Cacciatore di Aquiloni” ho letto anche “Memorie di una Geisha” e “Harry Potter Il Principe Mezzosangue” (ammetto di essere una fan del maghetto), ed essendomi piaciuti tutti ho pensato che a maggior ragione questa potesse essere la scelta giusta… vedremo 🙂

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