È da un po’ che volevo riprendere il discorso sulla mia, e contemporaneamente su quella di tanti altri, “vita virtuale” perché ultimamente mi ha regalato tanti piccoli sorrisi che messi insieme sono capaci di rendere una persona serena anche nella vita “fisica”.
Stamattina ho trovato lo spunto per riprendere questa diciamo “discussione” ed è stato nel momento in cui ho letto un articolo dedicato al libro “Surrogati di presenza” di Franco La Cecla sulla rivista NetForum. L’articolo esordisce così:
“I surrogati di presenza sono quelle evanescenti parzialità che i media veicolano nella nostra vita di tutti i giorni come sostituti di una presenza reale delle cose e del mondo”.
La Cecla fa riferimento a tutti i media, telefono, radio, cinema, televisione oltre ad internet, io quando ho letto l’articolo ho accostato l’espressione “surrogati di presenza” solo ad internet ma non al media bensì agli utenti, ossia alle presenze umane che vivono al suo interno una vita parallela a quella “fisica”.
Quando ho scritto il post con l’intervista doppia tra me (fisica) e me (virtuale) volevo in qualche modo esprimere il disagio che le persone come me vivono nei confronti di coloro che ci accusano di essere legati ad un mezzo a parer loro così freddo e anti-sociale e far capire come le due identità, benchè vengano percepite come distinte, sono in realtà fortemente amalgamate tra di loro. Perché quindi una vita virtuale? Beh forse proprio perché abbiamo bisogno di “surrogati di presenza”, non ci accontentiamo di quello che ci circonda, e per quanto mi riguarda delle persone che mi circondano.
Un esempio è dato dall’ambiente lavorativo. Io lavoro in un’azienda piccola, in ufficio siamo soltanto in 5, che diventano poi 4 se consideriamo che il mio capo è spesso via. 4 persone completamente differenti tra di loro, vuoi per carattere, vuoi per formazione, vuoi per interessi personali, vuoi per ruolo professionale… fatto sta che il mio interesse ad esempio per il web 2.0, per la blogosfera, per i social media, difficilmente riesco a condiverlo con gli altri 3 e quindi che faccio? Semplice, Francesca diventa LaFra e si catapulta nella sua vita virtuale, parlando, discutendo e confrontandosi con i suoi amici senza volto (se non un avatar) e senza voce ma con tante cose in comune. Se poi ci aggiungi che queste stesse persone sono in grado di farti sorridere quando sei giù di morale e ti aiutano quando ne hai bisogno credo che basti ad evidenziarne l’importanza e con il tempo la necessità.
Surrogati di presenza o no di una cosa sono certa: LA VITA “VIRTUALE” è UNA COSA MERAVIGLIOSA.
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