Giovane Leonessa e Milanese in trasferta londinese

Questi ultimi due giorni sono stati molto intensi per la sottoscritta, davvero ricchi di emozioni.

Lunedì sera ho partecipato alla serata di premiazione dei Giovani Leoni 2008, il premio promosso da Sipra e Art Directors’ Club per incentivare la creatività degli ‘under 28’ nelle agenzie italiane, in quanto in finale nella neo-categoria media planner… e incredibilmente ho vinto… pur non essendo una media planner eheh. A parte gli scherzi, è vero che non sono in senso stretto una media planner però come digital strategist sono comunque coinvolta nel processo di media planning; forse è stata proprio la mia diciamo expertise "digital" ad aver portato la giuria a preferirmi, e credo che questo blog abbia avuto un ruolo centrale nella loro decisione… quindi grazie anche a tutti quelli che mi leggono, in cambio vi prometto un reportage completo del mio viaggio a Cannes!

Quando hanno detto il mio nome non ci potevo credere, ero ovviamente rossa paonazza dall’emozione ma sono riuscita a non cadere (già mi immaginavo una bella caduta roccambolesca) e fortunatamente non ho dovuto dire niente.

Peccato che dopo aver ritirato il premio…

dopo aver mostrato orgogliosa il mio attestato di vincitrice ai "fotografi"…

ho scoperto che era DI UN ALTRO!

Stefano Migliore è l’altro vincitore della categoria media planner a cui faccio ovviamente i miei complimenti 🙂

Martedì invece ho trascorso l’intera giornata in quel di London per una riunione di lavoro. Visto che la riunione durava un’ora e io avevo praticamente tutta la giornata ho fatto un bel giretto in centro. Non potendo spendere troppi soldi in shopping ho deciso di andare in Bond Street… lì sicuramente non avrei comprato niente eheh.

Ecco alcune foto della mia trasferta londinese:

direttamente da Bond Street (dedicato ad alcune ragazze di mia stretta conoscenza…)

Il D&G Espresso Bar (dedicato alla Vale 😉 )

I fascinators di cui vi ho parlato nel post sui matrimoni inglesi.

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E se “I love Flickr” diventasse “I used to love Flickr…”

Stamattina ho appreso da Techcrunch che la possibilità che Flickr fornirà ai suoi utenti un servizio di upload di video stia diventando realtà

[…] rumors are flying that Yahoo intends to integrate video into Flickr very soon, perhaps in the next three weeks. Part of the delay may have been a long internal debate about how to make Flickr Video special and distinct from what YouTube already offers. They apparently have come to some product decisions, and will be making an announcement soon

Giovy ha ripreso la notizia sul suo blog lanciando un sondaggio a cui ho già partecipato.

Cosa ne pensate della possibilità di inserire video in Flickr, che verrà attivata prossimamente?
 
 
Io rientro nell’attuale 71% di NO.
 
I commenti all’articolo di Techcrunch riflettono il dibattito che probabilmente si è acceso anche internamente a Yahoo! sulla possibilità di "snaturare" il servizio e di deludere la forte community di Flickr Lovers che si è creata negli anni.
 
SI:

Sounds great, as long as there is no region blocking. I bet the artistic Flickr community could build a decent video collection

NO:

I think Flickr should remain focused on Photos. Videos will just kill all the Photos. Damn !

NI:

If Flickr wants to start videos…they should create another, seperate division, like something called Recordr

SI MA

Flickr, one of the best photo sharing websites ever.. Now, Yahoo is down and fighting off a takeover bid from Microsoft. As far as Yahoo is concerned they require some big app to challenge the Titan Google itself. In comes Flickr Video, would be a great website if the interface, etc looks and works good. I’m sick and tired of the over cluttered YouTube webpage. I personally love the minimalistic art-like approach Flickr has.. Here’s to hoping that the same design philosophy has been followed and it’ll be one heck of a website to reckon with.. There r many art-directors who make great stuff, plus the Flickr community itself is one hell of a artistically inclined community.

SI SE

whats the problem with big companies? why does it take 3 years to integrate a service that they already have (yahoo video) into flickr. they better integrate the jumpcut technology into flickr video to make it more fancy than youtube.

Alcuni non vedono l’ora, altri hanno paura che l’inserimento dei video possa snaturare il servizio, altri pensano che possa essere una buona idea ma a determinate condizioni, differenziandosi dagli altri big players del mercato, ed in particolare YouTube.
 
I Flickr lovers hanno paura di essere traditi e ce ne sono davvero tanti. Basta fare una ricerca su Google ("I love Flickr" = 38.600 risultati) e guardare le foto caricate nei vari gruppi dedicati agli amanti di Flickr ed in particolare in Flickr Fan Art.
 
 

Voi cosa ne pensate?

Girl Geek Dinner: lafra.it un blog un po’ tecnologico?

Settimana scorsa Livia ha pubblicato il video realizzato in occasione della Girl Geek Dinner a cui ho partecipato venerdì 29 febbraio in cui intervista alcune delle ragazze presenti tra cui la sottoscritta.

Credo che sia decisamente la mia più lunga apparizione in video e questo perchè personalmente non mi ritengo in alcun modo videogenica e ho la tendenza ad arrossire visibilmente e a balbettare :-). In questo caso penso che il vino abbia fatto la sua parte e quindi eccomi nel video, sorriso a 50 denti, biascicante e tono di voce a mio avviso anche un po’ antipatico (il rossore non si nota fortunatamente).

Soggettività estetica a parte, voglio scrivere questo post soprattutto perchè mi sono resa conto di aver detto una castroneria pazzesca, complice la fretta, un po’ di imbarazzo e la povertà lessicale:

"scrivo un blog un po’ tecnologico"

Ma che vuol dire un po’ tecnologico?? Direi proprio un bel niente 🙂

Da un po’ vorrei concedere a questo blog personale un tocco di chiamiamola personalità ma prima di farlo vorrei togliermi una piccola curiosità: secondo voi che tipo di blog è questo? Cioè se qualcuno vi dovesse chiedere: "di cosa parla lafra nel suo blog (e come ne parla)?", voi cosa rispondereste?

Grazie a chi vorrà partecipare a questo piccolo sondaggio eheh.

 

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Elezioni 2008: Il Temporary Political Store

Giusto qualche giorno fa io e il collega Mauri ci siamo chiesti come avrebbero utilizzato lo spazio lasciato vuoto da Mondadori (prima di prendere il posto delle Messaggerie Musicali) in Corso Vittorio Emanuele.

Cavalcando l’onda dei Temporary Shop abbiamo pensato che un’idea di business poteva essere quella di affittare lo store ai brand che fossero intenzionati a seguire la scia di Nivea e Barilla-Alixir visto lo spazio a disposizione e la posizione strategica del negozio.

Non è andata proprio come avevamo pensato, ma quasi: ecco il Temporary (si spera) Political Store di Berlusconi e del suo Popolo delle LIbertà (beh effettivamente lo store era suo anche prima ma in maniera meno vistosa 🙂 ).

Temporary Political Store in Corso Vittorio Emanuele

Preferenze politiche a parte, cosa ne pensate?

 

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Il futuro dell’advertising online (classico) non è “social”

I social networks sono ormai da tempo al centro dei pensieri di molti addetti al marketing e alla comunicazione perchè sono coscienti del fatto che lì potrebbe risiedere il loro target, sia esso di vendita che di comunicazione, e non sanno come raggiungerlo.

Regole di comunicazione che sono valide in un contesto non possono avere ovviamente la stessa efficacia in altri, ed è per questo che Google non ottiene gli stessi risultati sul suo motore di ricerca e su MySpace. Il motivo è ovvio: se nel primo caso la scelta di navigare in Google Search è legata alla specifica esigenza di cercare e soprattutto trovare qualcosa nel più breve tempo possibile, nel secondo invece è connessa ad altri obiettivi, classificabili sarà ovvio dirlo di "networking".  Come scrive Joshua Porter nel suo post "Why Social Ads Don’t Work" non a caso Google si pone come obiettivo di continuare a ridurre il tempo che gli utenti trascorrono all’interno del suo motore di ricerca, perchè questo vuol dire che gli stessi sono riusciti a soddisfare velocemente il loro bisogno, mentre Facebook mira ad ampliare quanto più possibile il time-per-visit dei suoi iscritti.

Lo stesso messaggio pubbilcitario può quindi essere percepito in maniera completamente differente a seconda del contesto: se all’interno del motore può essere utile perchè pertinente con la mia ricerca, all’interno di Facebook è fastidioso perchè decontestualizzato (ci si potrebbe scrivere un libro su questo.. o qualcuno lo ha già fatto??) e antiestetico.

Se sono all’interno di un social network difficilmente cliccherò su un banner/messaggio pubblicitario che mi porterà in un altro sito allontanandomi dal luogo virtuale in cui mi ritrovo, è come se fossi in un pub e per provare una birra diversa da quella che bevo solitamente dovessi uscire e recarmi in una nuova discoteca, magari bellissima ma dove non conosco nessuno e non mi sento altrettanto a mio agio: non sarebbe meglio farmela bere nel mio solito amato pub insieme ai miei amici?

In sintesi

the context is entirely different. When you’re in search mode, you are playing by different rules

L’analisi dei primi risultati relativi ai "social ads" confermano appunto la teoria secondo cui il presupposto per far sì che l’utente interagisca con i messaggi pubblicitari sia che in quel momento sia più o meno esplicitamente alla ricerca di qualcosa, e quindi questi sono alcuni dei contesti in cui si ottengono i ritorni migliori:

  • Searching
  • Shopping
  • Traveling

Proprio qualche giorno fa Mauri, il mio compagno di scrivania, mi ha raccontato di aver trovato un interessante sito sul Canada se non ricordo male mentre navigava in Turisti per Caso cliccando su un annuncio pubblicitario.

Questo ci porta a fare qualche prima considerazione anche sugli esiti della ipotetica futura guerra tra Microsoft+Yahoo e Google: benchè gli strumenti di posta elettronica e di community dei primi due siano più forti non riusciranno a monetizzare gli stessi risultati in termini di advertising di Google Search. Questo ci fa inoltre capire perchè gli investimenti e gli sforzi maggiori da parte dei tre colossi siano incentrati soprattutto sul mobile e sulle maps: quando le persone accedono ai servizi mobile sono in movimento e quindi in unfamiliar places with the same old needs, stiamo quindi cercando sia una destinazione sia dei servizi che ci possano essere di supporto lungo il tragitto. Proprio per questo motivo Joshua conclude il suo post affermando che maps and mobile are the future of advertising.

Le osservazioni interessanti però continuano all’interno dei commenti:

Innanzitutto ci si interroga sull’efficacia dei messaggio all’interno dei blogs: che differenza c’è tra l’advertising su MySpace e quello nei blogs, ossia i risultati in termini di CTR non dovrebbero essere più bassi? La risposta è NO, e questo grazie alla visibilità che i blog hanno all’interno delle SERP, ossia delle pagine dei risultati di ricerca. A differenza dei social network infatti i blog vengono spesso visitati in quanto all’interno dei risultati di una ricerca ed essendo l’utente in quel momento nel cosiddetto "seach mode" è più propenso a continuare appunto questa ricerca cliccando sui messaggi presenti nei blog: User searches, user clicks through to blog, user clicks ad. Ed è proprio per questo motivo che un blog riesce a guadagnare quanto più è focalizzato su un argomento (vi consiglio a questo proposito il post di Tagliaerbe "Tematizzare: il primo comandamento SEO")

Altri utenti riflettono su usi migliori dei social network:

  • Better-Targeted Ads: benvenga la pubblicità nei social networks, ma solo se fortemente contestualizzata ed interessante per il target, anche perchè i social network offrono a volte un livello notevole di segmentazione dei consumatori. L’esempio fatto è quello di Dogster la community dedicata agli amanti dei cani, "a dream marketing opportunity for a company like… Pup-peroni, marca di cibo per cani, che è infatti uno degli sponsor del sito. Ho notato che una delle campagne di advertising visibile in questo momento è il lancio del doppio DVD Platinum Edition della Carica dei 101, più contestualizzato di così 🙂
  • Brand Building e Sponsorship: già all’interno del post Joshua aveva spiegato che la presenza di pubblicità all’interno dei social network non sia legata necessariamente al tentativo di portare gli utenti sul proprio sito, costringendoli quindi a lasciare il proprio "space", ma perhaps they are simply for brand-building purposes…you see the brand and it has a subconscious effect…you don’t change what you were doing but the brand is somehow strengthened in your mind from the ad impression. A questo proposito nei commenti si parla di opportunità di Sponsorship, come ad esempio nel caso appena visto di Dogster, perchè è vero che gli utenti continueranno a vivere la loro vita virtuale e a fare "networking" ma saranno riconoscenti al brand che permette loro di fare tutto questo, probabilmente memorizzandolo e diventandone consumatori. Onestamente non credo che sia così semplice ma potrebbe essere più efficace del semplice messaggio; ovviamente bisognerebbe in qualche modo misurare l’efficacia di un’azione di questo tipo in relazione anche all’investimento che è indubbiamente più elevato rispetto ad un messaggio pubblicitario.
  • Panel Research e Paid reviews: ci sono molte potenzialità in questo senso, ma anche in questo caso è necessario tenere bene a mente le caratteristiche intrinseche dello strumento che impongono trasparenza e rispetto.

Ultime due considerazioni prima di chiudere questo lunghissimo post:

  • Quando pensate a MySpace, a Facebook o agli altri social networks è importante ricordare la sfera personale in cui volete entrare: "Despite what advertisers think, my Facebook account is MY personal space… please don’t bug me on it.". Attenzione, la pubblicità in questi contesti non solo potrebbe non sortire nessun effetto, ma potrebbe essere addirittura controproducente.
  • Gli utenti abituali dei social networks li conoscono come le loro tasche, forse meglio, alcuni potrebbero navigare al loro interno anche ad occhi chiusi quindi possono tranquillamente sfuggire all’esposizione di messaggi pubblicitari. Esattamente come nella vita reale alcune persone have an amazing ability to filter out ambient noise in places they frequent and i believe this also plays a part in the lackluster results of ads.

Scusate se sono stata prolissa ma non volevo omettere nessun dettaglio degno, a mio avviso ovviamente, di rilievo e di essere esplicitato.

Voi cosa ne pensate? Queste considerazioni valgono anche per il mercato italiano?

Temporary Shop di Alixir: essere trendy (forse) non basta

Da qualche tempo sto seguendo, con interesse più "markettaro" che salutistico lo ammetto, il caso Alixir, soprattutto dopo l’inaugurazione del temporary shop a Milano, in zona brera.

L’interesse nei suoi confronti è scontato: il lancio di Alixir è ancora oggi seguito da numerosi commenti, alcuni dai toni entusiastici altri decisamente più scettici, da parte sia di chi è sostanzialmente interessato alle innovative forme di comunicazione che Barilla sta adottando per presentare la sua nuova linea di prodotti, sia di chi è attratto dalle loro proprietà nutritive.

A questo proposito vi segnalo sia il post di ninjamarketing, punto di riferimento per le forme di comunicazione non convenzionale e quindi inevitabile presenza del Temporary shop

l’Alixir Food Lounge, con il suo nero caratteristico predominante, è un’oasi emozionale – e cool! – in cui vivere un’esperienza alimentare innovativa ed esclusiva: la Next Food Experience. Nel temporary store si è catapultati in un’altra dimensione all’interno della quale scienza e informazione si mescolano per raggiungere l’obiettivo di vivere meglio. […]

L’acquolina è d’obbligo ma si sta a cuor leggero e con lo stomaco pieno! Stranamente, infatti, non si è assaliti dai sensi di colpa… Insomma, abbiamo gradito!

sia il post di Piero di ovosodo che si sofferma più sulle qualità e le caratteristiche intrinseche del prodotto che sulla comunicazione

Un prodotto ha attirato la mia attenzione, luccicava sull’apposito espositore piazzato in mezzo dove ci devi per forza sbattere contro. Mi avvicino, Alixir è un pane. Bene, roba per me, voglio approfondire.[…]

Sembra tutto normale, salvo i “principi attivi”: Alixir Cor(TM) , un ingrediente brevettato. Un brevetto. Nel pane! Bah, saranno i tempi moderni, forse dovrò adattarmi, ma mi sa che è meglio che resto come sono.[…]

Ricapitoliamo: ho scoperto un pane che costa come il pandoro del pasticciere, che non te lo fanno vedere prima di comperarlo, che oltre ad un ingrediente brevettato contiene margarina e aromi artificiali, in cui il 50% di quello che paghi è vaselin* oops scusate, "concetto e marketing". Saranno i tempi moderni… io credevo che il pane fosse un’altra cosa. L’esito dell’assaggio? Beh, il mio istinto di… consumatore consapevole mi ha suggerito di non comperarlo 🙂 E bravo Williams Murray Hamm

All’uscita ho dato un Euro al vuccumprà. Lui non sa perchè, ma io sì: mi fa ugualmente bene al cuore 😉 mi costa meno, e non sono costretto a farlo due volte al giorno per 21 giorni di fila.

Ottimi post entrambi, ma mi lasciano con una domanda: il Temporary Food Lounge è in grado di abbattere lo scetticismo e l’ostilità che naturalmente si generano nei confronti dei prodotti Alixir? I presupposti per riuscirci ci sono tutti: approccio comunicazionale esclusivista, opportunità di provare il prodotto, possibilità di dialogo diretto con il consumatore.

Personalmente non sono ancora riuscita ad andarci e credo che prima del 29 febbraio, data in cui il temporary shop verrà chiuso, non andrò comunque, e forse non è comunque una gran perdita, non sono decisamente in target.

Anyway, fortunatamente è arrivato il post di Communication Idol (che scrive poco ma quando lo fa a mio avviso lascia sempre il segno) ad esaudire il mio desiderio di saperne di più.

Ecco un lungo estratto della sua lunghissima recensione sulla sua personale esperienza nel temporary shop Alixir.

[…] l’obiettivo principale di un temporary shop è proprio questo: “influenzare gli influenzatori” […] .
A differenza dello shop Nivea
[vi segnalo l’articolo di Brand Forum se volete approfondire], il temporary Alixir si presenta come un’esperienza di marca più che di prodotto […] un’esperienza quasi mistica: all’ingresso la profondità di un corridoio scuro di tanto in tanto spezzato dai verbatim dei consumatori che parlano del loro rapporto con il benessere e la salute ha l’obiettivo di avvicinare al tema il visitatore (il benessere e la salute) senza svelarlo troppo […]

Lo spazio che ci accoglie parla di scienza e tecnologia: superfici lineari, quasi asettiche, computer, luci morbide e diffuse. L’obiettivo sembra quello di ribadire l’efficacia dei prodotti attraverso suggestioni che rimandano al mondo della scienza. E’ però una ”scienza pettinata”, un ordine più simile a quello di un lounge bar newyorkese che a una clinica privata.

La giovane sacerdotessa/promoter dalla pelle d’ebano mi accoglie e mostra i segreti della brand. […]

“Preferisce partire con il questionario QX. Oppure con quello che valuta il suo personale livello di benessere?”. Di fronte al mio interesse per il primo, la promoter mi spiega: “Si tratta di un progetto in collaborazione con il Dipartimento di Epidemiologia del Regina Elena di Roma per indagare gli effetti di una sana nutrizione sul benessere psicofisico”.

L’intuizione è chiara: una marca che promette benessere individuale deve farsi anche portatrice di valori salutistici collettivi.

Non solo: non si può promettere salute se non si è sufficientemente credibili; così l’autorevole accostamento al Regina Elena vuole fertilizzare la marca di un’etica della salute e i prodotti di una credibilità nella promessa di efficacia.

La mia risposta non si fa attendere:”Ovviamente parto con il questionario QX…“

Un computer touch-screen dal software user-friendly pone 27 domande a risposta chiusa. A seguire un altro questionario valuta il mio livello di benessere in termini di cuore, sistema immunitario, intestino, invecchiamento cellulare.

Le domande in questo caso però appaiono troppo ingenue per un target “wellness-holic”: come possono 8 domande dare delle indicazioni su 4 argomenti così importanti?

Dopo il questionario il computer “dice di avere” dati sufficienti per un menù personalizzato: lo chef Barilla al centro di un tavolo circolare prepara per me un mini-menu specifico per le mie esigenze nutrizionali.

L’esperienza rimanda a quella dei corner Clinique, dove da sempre il famoso computer valuta le caratteristiche della pelle e suggerisce la giusta combinazione di prodotti cosmetici.

Ma la similitudine finisce lì dove inizia l’esclusività dell’esperienza vissuta: dalla presenza dello chef alla disposizione del cibo, dai contrasti cromatici tavolo-piatto-cibo alla morbidezza della musica lounge tutto contribuisce alla creazione di una esperienza unica ed esclusiva, ben lontana da un posizionamento mass e più in linea con la mass-exclusivity.

Il giusto spazio per ogni commensale e la rotondità del tavolo garantisce un ottimo compromesso fra privacy individuale e condivisione dell’esperienza culinaria. Il messaggio lanciato è chiaro: il cibo per Alixir è sì esperienza da vivere da soli, da assaporare con consapevolezza ma è anche esperienza sociale e socializzante, è vita in sé. L’idea del cuoco al centro del tavolo con i commensali intorno aiuta a rafforzare l’idea di unicità e attenzione al cliente, molto in linea con un target esigente e alto spendente come quello Alixir.

…] le mie curiosità si sono accese e i dubbi moltiplicati. Provo a soddisfarle chiedendo al cuoco che risponde chiamando a sua volta una giovane ragazza. In linea con l’obiettivo mi aspetterei un’esperto/a, forse qualcuno in camice come avviene nel flagship store Kiehl’s, dove commessi/farmacisti dispensano preziosi consigli con autorevolezza e esperienza. Invece è una ragazza cortese a darmi risposte, più simile ad una venditrice che ad un’esperta.[…]

Forse l’accostamento del nutrizionista al cuoco sarebbe stato vincente e avrebbe maggiormente soddisfatto le esigenze di un target wellness-conscious e proprio per questo opinion leader.

La capacità di creare opinione va infatti sollecitata sfiorando le giuste corde: corde razionali e/o emozionali. L’esperienza della mia visita ha sicuramente toccato la mia emotività, è riuscita a suggestionarmi, mi ha fatto vivere per un po’ in un’esperienza mistica, piacevole, raffinata dove il vero protagonista era in fondo il concetto di eternità. Ma le suggestioni tecnologiche e la collaborazione con il Regina Elena sono state sufficienti a parlare a quella parte di me che vuole conoscere e s’informa? che va sui blog? che spulcia il web alla ricerca della più provata reason to believe?.

Dopo aver letto i tre post mi viene da pensare che utilizzare forme di comunicazione innovative serve per destare l’attenzione ma non è sufficiente per raggiungere il vero obiettivo. Alla base di ogni iniziativa di comunicazione deve esserci sempre un attento studio e una profonda conoscenza sia del proprio target di riferimento che del prodotto (sono d’accordo ad esempio con il fatto che la presenza di un esperto alimentare in grado di argomentare le proprietà del prodotto anche con i consumatori più attenti ed esigenti fosse necessario).

Voi cosa ne pensate? Cosa dovrebbe fare Alixir per catturare davvero questo target e trasformarlo in consumatore?

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Social Media Lab + Minibar: cosa mi sono portata a casa

Sì venerdì c’ero anch’io e ho fatto la doppietta Social Media Lab e Minibar.

Per quanto riguarda il Minibar ho le prove della mia presenza:

 

Per quanto riguarda il Social Media Lab la prova tangibile della mia presenza è che so cos’è il CPM Binario 🙂

Quando Mafe ha aperto la giornata con il suo intervento chiedendo "chi sa cos’è il CPM?" "chi sa cos’è il codice Binario?" "chi si è chiesto il perchè di questo titolo?" io ho alzato la mano ma la verità è che non mi ero davvero posta questa domanda, forse sono andata sulla fiducia :-), e ho iniziato ad ascoltare con curiosità.

CPM è un’unità di misura utilizzata in advertising ed è l’acronimo di Cost per mille (o Cost per Thousand) visualizzazioni degli annunci (non è utilizzata solo online – inteso come display advertising ovviamente – , ma in radio, TV e altre forme di pubblicità) mentre il Il sistema numerico binario è un sistema numerico posizionale in base 2, cioè che utilizza 2 simboli, tipicamente 0 e 1, invece dei 10 del sistema numerico decimale tradizionale, […] è usato in informatica per la rappresentazione interna dei numeri, grazie alla semplicità di realizzare fisicamente un elemento con due stati anziché un numero superiore.

Mafe ha accostato un elemento tipico dell’advertising tradizionale con un altro appartenente all’Informatica in generale e quindi possiamo dire anche ad Internet. Perchè?

Per spiegare con quale parametro le aziende dovrebbero valutare il loro potenziale investimento in iniziative online volte a dialogare con i singoli utenti: usando il CPM Binario, ossia considerare il numero 1000 con il sistema numerico binario e rapportarlo all’equivalente nel sistema numerico decimale, ossia 8 (per saperne di più su questa conversione potete leggere la Breve guida sul calcolo dei numeri binari con le operazioni matematiche).

Quindi quando attivo una comunicazione mirata e personalizzata su 8 utenti internet devo considerare che questo dato potrebbe essere equiparato ad un target di 1000 spettatori di una campagna ad esempio televisiva e questo perchè se nel primo caso io arrivo a conoscere queste 8 individui a coinvolgerli davvero a farli vivere seriamente un’esperienza con il mio brand nel secondo la comunicazione è "sparata" ai mille con la speranza di averli colpiti e influenzati. Nel primo caso invece possiamo stare (quasi) certi che questi non terranno tutto per sè ma lo condivideranno, diventeranno non solo dei brand lovers ma dei veri e propri ambassadors, arrivando potenzialmente a raggiungere positivamente fino a 1000 utenti. Ovviamente questo processo di viralizzazione è più tangibile e soprattutto misurabile se avviene online, difficilmente possiamo sapere quanto la diffusione dello stesso è capillare offline.

Questo assunto così forte, e ovviamente provocatorio, è stata una premessa ideale alla presentazione delle start-up che è seguita all’intervento di Mafe, per le quali il passaparola è un requisito fondamentale per lo sviluppo e la crescita.

Tornando al CPM Binario, Mafe ha evidenziato un altro aspetto ostico per la comunicazione online ed è la misurazione: quello che in realtà è un punto di forza del web, ossia la possibilità di avere dati certi sul comportamento degli utenti, viene vissuto da molti con frustrazione soprattutto da parte di coloro che sono abituati a lavorare per stime (con le quali è più facile trovare delle adeguate giustificazioni ai propri risultati).

Purtroppo, anche se io personalmente direi per fortuna, l’evidenza e la brutalità dei numeri è un aspetto del web che bisogna in qualche modo accettare e soprattutto imparare a conoscere riparametrando le proprie unità di misura relative all’efficacia dei progetti di comunicazione.

Per quanto riguarda il resto della giornata vi invito a leggere altri post scritti sull’argomento:

Social Media Lab (second edition) e Minibar Italy di Francesco Federico che ho avuto il piacere di conoscere di persona

MiniBar – The Day After di Adriano Gasparri con il quale ho un conto in sospeso 😉

SocialMediaLab: resoconto di una giornata di Dr_who

Social Media Lab 2 @ IULM e MiniBar @ Triennale di Frenz (feelByte)

e ovviamente il blog ufficiale del Social Media Lab dove è possibile trovare tutte le presentazioni delle start-up presenti al Minibar.

Per quanto mi riguarda ho già parlato sia di Zooppa che di Zzub (ai tempi Bzzers), due delle iniziative presentate durante la giornata, su One Web 2.0 quindi per il momento vi rimando lì :-).

Mi riprometto di saperne di più su BootB, per il momento ho la loro maglietta appesa nella bacheca del mio ufficio come promemoria!

 

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Essere creativi con i Chewing Gum (masticati)

Mi ha fatto sorridere la campagna Paint by Numbers ideata per Hubba Bubba, una marca di chewing gum.

Come potete vedere dall’immagine qui sotto i passanti possono trasformarsi in artisti usando la propria gomma da masticare… già masticata. Basta seguire le istruzioni del gioco paint by numbers e incollarla nel punto giusto per diventare dei nuovi Wahrol 😉

Oltre ovviamente ad apprezzare l’idea creativa (ne parla anche ninjamarketing), la campagna mi ha fatto sorridere perchè mi ha riportato alla mente un’altra manifestazione diciamo sempre creativa ma nostrana e senza pensieri markettari dietro.

Questa è una foto che ho scattato ad Assisi in prossimità della Rocca Maggiore.

 

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 Chissà se dove hanno trovato l’ispirazione gli ideatori della campagna Hubba Bubba. A volte la creatività è dove non riesci a vederla o dove meno te l’aspetti!

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I miei eventi di Febbraio: dove potete trovarmi…

calendar february

February by CougPDX

Chi ha un account su Upcoming, il calendario 2.0 di Yahoo dove poter condividere la propria partecipazione ad eventi e manifestazioni con gli altri, forse lo sa già; per chi invece non lo sa vi informo che parteciperò a queste tre iniziative nei prossimi giorni:

  • 15 febbraio 2008 (2:30 PM – 5:00 PM) Social Media Lab 2.

    Torna il Social Media Lab a Milano con un secondo incontro dedicato alle sinergie tra web 2.0, marketing e reti informali di comunicazione […].

  • 15 febbraio 2008 (6:30 PM – 8:30 PM) Minibar Italy

    […] Un’occasione per incontrarsi, scoprire nuove idee e discutere di blog, social networking, P2P, mondi virtuali, Creative Commons, Net Tv, applicazioni web… frizzi e lazzi del Web 2.0…

  • 29 febbraio 2008 Girl Geek Dinner ,

    Le Girl Geek Dinners sono delle opportunità speciali per incontrare e socializzare con donne interessanti durante una cena. Vengono organizzate in tutto il mondo e sono eventi unici e assolutamente divertenti .[…]

    a differenza dell’anno scorso, quando mi ero limitata a parlarne, quest’anno non mancherò, mi sono già iscritta 🙂

Chi c’è?