Due weekend fa (eh si il tempismo non e’ il mio forte) ho lasciato la gelida (e a volte perfida) albione per tornare in patria, ed in particolare per partecipare all’Internet Tour come ospite.
Marco mi ha invitato per parlare ai “giovani” della mia esperienza da blogger e io ho accettato molto volentieri… c’era solo una cosa che temevo: il palcoscenico! Fatemi ballare, fatemi recitare, fatemi anche cantare (che showgirl) ma l’improvvisazione munita di microfono non e’ il mio forte, mi impegno ma non garantisco risultati ahah. E infatti, di fronte alle domande di Stefano Gallarini, le mie risposte sono state abbastanza tentennanti e dalla costruzione sintattica incerta, ma cercando di essere ottimista mi dico che forse e’ stato un bene avere qualcuno sul palco che non si trovava completamente a suo agio in quella situazione, perlomeno era chiaro che non e’ una cosa che faccio tutti i giorni. Magra consolazione lo so.
“Mi rifarò nel pomeriggio con i workshop” mi sono detta. Una location a me più congeniale: il foyer del teatro, con puff colorati, uno schermo, una lavagna con fogli su cui scrivere, e un tema di cui potrei parlare per ore con ogni genere di pubblico “Ascoltare le conversazioni online”. Peccato che i workshop siano saltati perchè al Teatro dell’Arte l’affluenza e’ stata credo più bassa del previsto e inevitabilmente il pubblico si e’ concentrato in Sala.
E quindi, esperienza negativa? Affatto. Personalmente ho trascorso una giornata bellissima, ho rivisto vecchi amici (soprattutto amichette), ho visto in carne e ossa amicizie fino al quel momento “virtuali”, ho conosciuto persone nuove, alcune Very Important. Il mio tag “faccioni” su Flickr si e’ arricchito di foto nuove, alcune mooolto prestigiose (vi lascio scegliere quali):
con Kay Rush
con Domitilla Ferrari (autrice di questi due articoli su Menstyle)
con David Weinberger
con la dolcissima figlia di Marco Zamperini
Ho fatto anche un “video faccione”, chiamato così non per la modalità di ripresa ma perchè il mio faccione effettivamente riempie tutto lo schermo!
Sì ma Codice Internet? Ho letto tanti post con tanti commenti negativi e devo dire che condivido alcuni dei limiti segnalati come la scarsa visibilità data all’evento sui media tradizionali, speaker adatti per un pubblico di “addetti ai lavori” e non per la massa, l’organizzazione degli incontri in settimana quando la maggior parte delle persone lavora o studia.
Altre critiche invece non le condivido pienamente perchè secondo me per ognuna di esse si può vedere il rovescio della medaglia. Ricorrere a personaggi come Daniele Bossari e la tanto amata / odiata Selvaggia Lucarelli la cui conoscenza del mezzo si sostiene sia alquanto grossolana (a dirla tutta a me l’intervista di Selvaggia e’ piaciuta, chiara e senza fronzoli) e’ deleterio per la diffusione di una cultura digitale di qualità? E io mi chiedo: quanti “non internet users” conoscono David Weinberger e quanti Albertino?
Invitare Weinberger e’ inutile perchè i “non internet users” non hanno la piu’ pallida idea di chi sia e non capirebbero le sue teorie? E io mi chiedo: quante volte si parla del fatto che le scuole dovrebbero rivedere i programmi scolastici per inserire teorie e modelli di riferimento più in linea con il ventunesimo secolo? In sala erano presenti molti studenti e immagino che qualche domanda sul perchè questo simpatico vecchietto creasse agitazione anche nei due presentatori se la saranno fatta. Forse no. Chissà.
E ancora “c’erano sempre i soliti noti”: e dite poco? Credo che coinvolgere i fantomatici “soliti noti” stia diventando un’impresa a dir poco ardua, se consideriamo il numero di eventi e impegni a cui sono invitati a partecipare; dar loro contenuto di cui parlare nei diversi social media lo è ancora di piu’. Io non ci vedo niente di male ad invitare i soliti noti, anzi, penso che la loro presenza sia indispensabile. Codice Internet e’ un progetto di sensibilizzazione e credo che i primi a dover essere sensibilizzati sono proprio i soliti noti, in cui mi ci metto dentro anch’io.
Ho letto in un post, o in un commento ad un post, ora purtroppo non mi ricordo quale e mi scuso in anticipo, che il modo per portare internet nelle case degli italiani e’ andarci di persona (se non sbaglio la proposta era di mandarci Montemagno :-)). Sono d’accordo. Mia madre ha imparato ad “usare” Flickr il weekend scorso perchè eravamo una vicina all’altra davanti al computer. Nel contesto del mio lavoro faccio corsi di formazione per spiegare ai miei “colleghi dell’offline” come usare strumenti come i feed reader e i siti di social bookmarking per migliorare il proprio lavoro e se non possono venire al corso cerco di ritagliarmi un momento per spiegarlo di nuovo. Se non facessi questi corsi in pochi credo che li proverebbero ma non per mancanza di volontà, semplicemente perchè non ne conoscono l’utilità, nessuno prima gliel’aveva spiegata.
Quante persone sono in grado di spiegare cosa sono i feed senza vedere dei grandi punti interrogativi dipinti sulle facce dei relativi interlocutori? Io riscontro sempre difficoltà ma a forza di provarci sto affinando la tecnica, e mal che vada ci sono sempre i video di Commoncraft eheh.
Ok proviamo ad arrivare a delle conclusioni. Codice Internet sta riscontrando i primi problemi e sta manifestando i primi limiti. I problemi si possono risolvere e i limiti possono essere superati se c’è la volontà per farlo. Da quello che ho potuto vedere di volontà ce n’è parecchia. Mi piacerebbe leggere più post volti a rendere questa volontà produttiva piuttosto che a distruggerla (non dura per sempre), e da parte di codice internet la giusta predisposizione ad accettare le critiche (fin dove possibile ovviamente), a tirarne fuori degli insegnamenti per continuare a crescere (perchè ci puo’ essere una crescita, anche se meno repentina di quanto ci si poteva aspettare) e a pensare che il silenzio sarebbe un commento decisamente peggiore.
Io mio sogno segreto è LaFra che mi fa un corso intensivo e full-imersion su Mozilla Ubiquity. 😀
Concordo con le tue conclusioni. In questo momento ho visto spesso, non sempre ma spesso, nelle critiche portate al progetto anche suggerimenti e proposte, proprio perchè l’obbiettivo di Codice Internet è sicuramente condivisibile.
Quello che per il momento non ho ancora visto è invece la volontà della struttura di CI ad aprirsi a questi suggerimenti.
Rimango in attesa, vedremo.
@smeerch io vorrei qualcuno che lo facesse a me 😀 vedremo cosa si puo’ fare 😉
@Felter dici? non saprei, io ho dato il mio parere sulla base della mia piccola esperienza ma non ho scandagliato tutta la blogosfera per leggere tutti i commenti e non ho linkato nessuno perche’ non credo siano rappresentativi dell’opinione generale (e anche perche’ non so piu’ dove recuperarli eheh.. va bene si chiama pigrizia ;-)). Mi fa piacere se mi dici che ci sono anche tanti suggerimenti e proposte, mi chiedo con quale “tono” sono state avanzate, se con un tono del tipo “te lo dico perche’ puoi farcela” o “te lo dico ma tanto sei senza speranze”. Dietro a Codice Internet ci sono comunque persone, le critiche non piacciono a nessuno anche se servono tantissimo, credo che tutti ci ascolteremmo un po’ di piu’ se mettessimo un po’ di sana positivita’ nei nostri discorsi 😀 (ho la sindrome da Pollyanna ultimamente)
@lafra: molte riflessioni interessanti e si sono convinto che se tu andassi in ogni casa a fare divulgazione l’adozione della Rete in Italia esploderebbe!
C’era un ragazzo che aveva un sito dal titolo letmestayforaday che fece il giro del mondo ospite da altri te lo ricordi ? (va beh…).
Cmq c’è molto da fare in Italia, è dannatamente difficile cambiare una cultura e questo riguarda da vicino, credo, tutti (Internet in Italia non è solo un problema di Codice Internet e la divulgazione ognuno la può fare come meglio crede). Andiamo avanti e impariamo ogni volta meglio cosa funziona e cosa no. Tutto qui.
@felter: roberto come vedi c’è sempre massima apertura. La conversione di proposte in fatti è la parte + difficile e a parte qualche raro suggerimento fino ad oggi chi critica si limita a dire “non va bene” ma non mette mai sul tavolo proposte concrete. Mentre ad es. il tuo post di questa estate era ricco di spunti interessanti e utili 😉
I miei dubbi, che non sono distruttivi, li ho sempre espressi sul carattere di questa iniziativa ma rimangono limitati dalla non frequentazione di ciò che accade lì, a Milano. Si, perchè questa distanza geografica (Marco,non si può andare in ogni casa questo è poco ma sicuro) rappresenta anche una lontananza con il target di persone che CI avrebbe dovuto finora colpire. C’eravate voi lì quindi: oltre i soliti noti chi c’era? Solo sedie vuote in un pm d’autunno a guardare una conferenza? Almeno dai live che ho visto anche il format, noioso, secondo me è inadatto a divulgare.
Ma i suggerimenti sono arrivati solo dall’esterno o anche sul sito? Io non mi ci sono iscritto al social network quindi avrei preferito più un Wiki aperto a tutti affinchè si possa collaborare alla discussione. Tra l’altro ne avrebbe tratto vantaggio solo CI.
@marco: io ho trovato spesso critiche costruttive in giro, perchè sono molti che, come me, hanno l’abitudine a costruire più che a distruggere. 😀 Che poi qualcuno fosse più o meno ottimista sul fatto di essere ascoltato lo si deve concedere. Tieni presente che per “essere ascoltato” non intendo “essere letto”, come per “essere aperti” io intendo “essere disposti al cambiamento” non “essere presenti nelle discussioni”.
Non ho mai detto che sia facile modificarsi ed è per quello che io qui, come allora nel mio post, ho detto che rimango in attesa. Allora era estate ed ora è autunno. Anche per me, come vedi c’è “massima apertura”.
Ho letto qualche commento sull’evento, perchè sfortunatamente non potevo esserci per altri impegni.
Effettivamente ho trovato pareri contrastanti e pertanto non mi sono fatta un idea precisa se mi sono persa o meno un evento interessante… comunque immagino di si.
Spero però di rifarmi all’ AIBforum dove so che Codice internet sarà presente.
@lafra: ho scoperto oggi che una mia collega è una tua amica e vicina di casa… piccolo il mondo 🙂
Più passano i giorni e gli eventi, più Codice Internet si rivela una pacchianata.
Un progetto che ha come scopo la comunicazione, che non è MAI stato in grado di fare comunicazione (fin dall’inizio): che senso ha? E che senso ha – l’avranno detto un milione di persone – fare decine e decine di inutili convegnucoli a MILANO, quando il problema dell’information divide sta in ben altre zone e paesi?
Delle due l’una:
– o Codice Internet è un progetto gestito da incompetenti, che non sanno cosa vogliono ottenere né come ottenerlo
– o Codice Internet è una bufala, il cui vero scopo è quello di vendere qualcosa (di ancora poco definito) o di vendersi
In entrambi i casi: peccato.
Secondo me si fa una leggera confusione tra “portare” internet alle persone e “parlare” di internet alle persone:)
A presto
@Dario il teatro secondo me era una bella location, da’ importanza all’evento ma non lo rende troppo istituzionale, basta che non diventi una regola. Il teatro non era pieno, c’erano molti posti vuoti e bisogna anche dire che quel sabato era una bellissima giornata e sicuramente molta gente ha preferito stare all’aperto, (anch’io ho passato diverso tempo fuori dal teatro). La mattina ho visto molti studenti, probabilmente alcune scolaresche: in alcuni momenti li ho visto annoiati, in altri interessati. Ad esempio molti di questi hanno mostrato molta curiosita’ nei confronti dell’intervento di Livia su Current e alcuni di questi l’hanno fermata una volta scesa dal palco. Bisogna toccare le corde giuste. Quando Stefano Gallarini ha chiesto ai ragazzi quanti di loro avessero un blog avrei voluto suggerirgli di chiedere quanti avessero uno “spazio personale” su MySpace o su Windows Live Spaces (maledetto panico da palcoscenico), sicuramente ci sarebbero state piu’ mani alzate.
PS anch’io avevo pensato ad un bel wiki a mo’ di checklist come la spagolista di http://www.2spaghi.it/spagolista.php
@Felter linko il tuo post cosi sappiamo tutti di cosa stiamo parlando 🙂 http://blog.felter.it/2008/08/codice-internet-come-lo-vorrei.html
Il tuo “tono” mi e’ sembrato giusto e interessanti le tue osservazioni perlomeno aprono una discussione.
@Advsha secondo me lo IAB non e’ la location giusta per vedere il potenziale di Codice Internet. In quel caso infatti la presentazione sara’ piu’ per gli addetti ai lavori che e’ comunque un pubblico che come ho scritto va sensibilizzato 🙂
@Gatto Nero ecco, il tuo intervento e’ un chiaro esempio di quello che intendevo quando parlavo di “tono sbagliato” (come il maiale in questo blog non si butta via niente, ogni commento alla fine ha la sua utilita’). Riporto qui il commento che Maurizio Goetz ha scritto su FF: “Codice Internet dovrebbe far tesoro dei commenti e suggerimenti interessanti che si sono letti negli ultimi giorni, ma credo che il progetto debba essere considerato come un percorso da osservare e valutare in un intervallo temporale sufficientemente lungo” . Se gli incontri si fermassero a Milano allora ti darei ragione, ma e’ solo la prima tappa. La verita’ e’ che se fossero iniziati da tutt’altra parte ci sarebbero state comunque critiche perche’ in molti non avrebbero potuto partecipare e dire la loro sugli eventi. Insomma c’e’ sempre qualcuno che non e’ mai contento 🙂
@Sara sono d’accordo con te. Credo che il termine “portare” sia inteso come “portare una visione piu’ fedele e e veritiera di cosa si celi dietro a Internet” e “portare le persone a capire qual e’ il “bello” della rete”. Comunque si’ in sostanza si tratta di parlarne 🙂
lafra, vedi, il mio è un discorso di coerenza interna al progetto.
Qual è il progetto? Portare Internet alle persone.
Quali sono queste persone? Quelle che hanno poca abitudine all’uso della Rete, quelle che non hanno coscienza dell’esistenza della Rete.
Milano è il posto giusto per trovare queste persone?
La risposta è no.
Milano è fatta di manager e studenti, guardiamoci attorno. Quante vecchine sono in giro per il Duomo? Quanti paesanotti semi-ignoranti sono in giro per il Duomo?
Se la gente si fosse lamentata perché “non avrebbe potuto partecipare” a incontri in posti un po’ più lontani… beh, sarebbe stata una lamentela incoerenti con gli scopi del progetto.
Alla fine dobbiamo capire se vogliamo parlare a noi stessi (o sempre alle stesse facce) oppure parlare a persone che a noi della Rete non ci prende nemmeno in considerazione.
Cosa vogliamo fare? Che ci si decida e ci si comporti di conseguenza.
[Tra l’altro: ci credo che Codice Internet viene disertato dalla gente, come faceva notare Torriero. L’evento non solo è stato creato in una location “comoda” ma sbagliata (Milano), ma è stato organizzato in maniera tale da renderlo inaccessibile alla maggioranza della popolazione milanese (come dicevamo, “studenti e gente che lavora”).]
@lafra ho scritto il mio post sperando proprio che almeno aprisse una discussione, non pretendevo di aver messo nero su bianco la soluzione di tutto. Invece, nonostante sia stato letto ed “a parole” apprezzato, è rimasta lettera morta. E’ questo che mi ha meravigliato ed è per questo che io sono ancora in attesa. Speriamo che, alla fine, sia un bell’elefantino, vista “l’attesa”.
ps: la risposta ad ADVsha temo dia il senso di ciò che Codice Internet pare effettivamente essere. Uno spottone da vendere ai pubblicitari/finanziatori.
@Gatto Nero un conto e’ la coerenza, un conto e’ la maleducazione, questo commento mi e’ sembrato decisamente piu’ a tono dell’altro (scusami se sono un po’ pedante ma sono una signorina e mi piacciono le buone maniere ;-))
Comunque sono d’accordo con te sul fatto che gli interventi in settimana di giorno sono uno sbaglio (tranne in qualche occasione, tipo nel caso delle gite scolastiche). Qualche intervento in meno in momenti chiave della settimana strutturati in maniera diversa a seconda del pubblico invitato sarebbe meglio. Pochi ma ben pianificati su cui concentrare tutte le proprie forze (e i propri sforzi).
Come ho scritto nel post io ho comunque una visione piu’ ampia di Codice Internet: e’ un progetto di sensibilizzazione e in quanto tale deve sensibilizzare tutti, non solo i non users. Trovo piu’ sensato “lavorare” sul pubblico che “ne sa” per far capir loro quanto sia importante imparare a trasferire la propria conoscenza agli altri. Credo sia molto piu’ difficile e sfidante insegnare/spiegare che imparare, insomma scusate la forzatura lessicale ma si impara moltissimo anche insegnando. Non so se questo sia gia’ ufficialmente uno degli obiettivi di Codice Internet, se non lo fosse lo aggiungerei. Uno dei punti di forza della rete e’ proprio il network, e allora sfruttiamolo questo punto di forza diamine 😀
lafra, io sono uno che non ama parecchio i balletti retorici. Il mio primo commento non era maleducato, era semplicemente sintetico (io direi “schietto”) ponendo alcune dubbi. Poi, ovviamente, è una questione di sensibilità.
Ritornando in tema. In pratica, dalla tua risposta, pare che Codice Internet sia cambiato in corso d’opera. Non mi sembra una bella cosa. Ma sorvolando su questo, qui ti chiedo: che senso ha parlare di Internet a chi già Internet lo conosce (o per usare parole tue “ne sa”)? Vogliamo insegnare a un cuoco a cucinare una pasta? Nno è più utile imparare a una persona che non ha mai preso in mano una pentola a farlo?
Ragazzi, siamo in pieno digital divide. C’è gente che usa internet (bene) e gente che non lo usa per nulla. Il problema è che sempre più spesso chi non lo usa per nulla viene tagliato fuori da tutta una serie di servizi fondamentali (prima fra tutti, si perde l’accessione all’informazione in generale).
Se Codice Internet cerca di risolvere QUESTO problema, allora è utile. Se lo scopo di Codice Internet è quello di parlarsi addosso, chiedo: non ci sono già i BarCamp? Che cosa avrebbe CI di _diverso_?
Ancora non ho avuto nessuna risposta soddisfacente.
@lafra: iscritti a Codiceinternet ci sono più di 1000 persone. 1000 persone già “sensibilizzate” al problema. A cosa servono? come sono state “usate” sino ad ora? come potenziale “pubblico” per riempire le sedie? “Uno dei punti di forza della rete e’ proprio il network, e allora sfruttiamolo questo punto di forza diamine”. Ecco. @Marco ci sei? sei “aperto”? 😀
@Gatto Nero
Questione di sensibilita’ si, di schiettezza non saprei, perlomeno mi e’ sembrato di essere stata altrettanto schietta anch’io e mi sono dimostrata piu’ sensibile eheh. Comunque non importa il mio era solo un consiglio, la sensibilita’ se cosi’ la vogliamo chiamare a volte e’ meno notata ma alla lunga piu’ ascoltata della schiettezza. Ma potrei sbagliarmi.
Ritornando al tema non vorrei essere fraintesa, sto sempre esprimendo un pensiero personale, non lavoro per Codice Internet e non lo rappresento. E comunque, se stesse cambiando in corso d’opera io direi BRAVI! Vuol dire che stanno modificando il progetto sulla base dei feedback ricevuti. Sarebbe meglio se lasciassero le cose cosi come sono?
@Felter sono d’accordo. Per questo l’idea della wikilista di Dario non mi dispiaceva affatto. Suggerimenti e i conseguenti interventi da parte di Codice Internet sarebbero piu’ visibili.
@lafra: Eh, così però mi stai dicendo che le corde giuste per i ragazzi d’oggi ruotano tutte attorno alla tv o al personaggio noto da ammirare. Si, giornata di sole, orario infame, va bene, sono d’accordissimo con te, in fin dei conti se anche uno interessato come me è raro che vengo ai BarCamp (impegni e quant’altro) immagino come quei ragazzi o chiunque abbia preferito fare altro. Riprendendo Sara: io preferirei più portare Internet alle persone che parlarne. 🙂
@Dario “Eh, così però mi stai dicendo che le corde giuste per i ragazzi d’oggi ruotano tutte attorno alla tv o al personaggio noto da ammirare”
Con quel “cosi mi stai dicendo” a cosa fai riferimento 🙂 ? (non e’ un tono polemico, solo non ho davvero capito a cosa ti riferisci)
Vi segnalo il post scritto da Wolly sempre su Codice Internet
http://www.paolo.valenti.name/2008/10/14/codice-internet/
GattoNero e LaFra io penso che CodiceInternet serva per fare soldi, punto e basta. Che sia nato come un progetto interessante, utile, stimolante ma che come per tutte le cose che nascono con lo scopo di arrivare ad altro si sia arenato prima di partire.
E a poco serve postare, per interposta persona, 1000 foto dell’evento suFacebook per far finta sia un evento di proporzioni mondiali perchè è fallito su tutta la linea. Si riprenderà solo se si dichiarerà per quel che è : BUSINESS. E basta.
Montemagno non può neanche chiedere proposte concrete dalle quali trarre vantaggio senza dare nulla in cambio perchè è scorretto sotto tutti i punti di vista…
@Gatte Nero: non considerei milano come la location sbagliata, non è fatta solo di manager e studenti, ma di un sacco di lavoratori che con il pc non ci lavorano e forse ne sanno poco. Es. autisti dell’ATM, commesse, cassiere ecc. Gente che lavora ha milano tutti i giorni e forse più facile da raggiungere comunicativamente. Se lanciavano la comunicazione alla cittadina di periferia, quanta gente ci sarebbe stata? Forse i 4 anziani del posto, certo un pubblico sicuramente in target non dico di no… Ma forse Milano permette una visibilità di massa maggiore. Se il progetto funziona, sono d’accordissimo con te che dovre poi essere aperto anche su location più piccole in modo da raggiungere quei partecipanti che a Milano non ci possono andare.
Riguardo all’idea dello spottone da vendere all’AIB perchè no…. forse qualche azienda presente che forse fa corsi e altro potrebbe trovare il tutto interessante da riutilizzare. Insomma aperti alle idee e alle possibili declinazioni.
Poi come tutte le iniziative è inportante da considerare la prima che fanno e che forse devono aggiustare il tiro prima di arrivare a fare un evento adatto anche a mio padre di 60 anni.
@Gatto Nero: lo ripeto per 104sima volta 🙂 Codice Internet NON è un progetto per gli addetti ai lavori.
E’ per chi è fuori e lo sforzo è raggiungerli (di volta in volta cerchiamo di capire tutti quanti quale sia il modo migliore in termini di posto, di comunicazione e di tutto quanto. Non è facile ma lo si capisce solo provandolo a fare).
@Liriope: ti garantisco che chiunque con una base minima di “ragioneria” è in grado di capire che il business non si fa con progetti di questo tipo.
Dire poi che un progetto sia fallito quando ancora non è quasi partito mi sembra un tantino eccessivo no?
Poi valuta tu.
Baci,
Monty
Ciao Marco, io credo che come in tutti i progetti sia possibile individuare diversi pubblici di riferimento, diversi target, alcuni diretti, altri indiretti.
A mio avviso Codice Internet è anche un progetto per gli addetti ai lavori, magari solo indirettamente.
Da una parte se il numero degl utenti aumenta noi addetti ai lavori non possiamo che esserne contenti, dall’altra è giusto far capire a questi addetti ai lavori che loro per primi dovrebbero “adottare” il codice e sensibilizzare loro stessi le persone non addette ai lavori. Per questo motivo secondo me parte del’attività di sensibilizzazione deve essere rivolta agli user se no non avrebbe senso mettere in piedi una presenza online con un’impronta così fortemente social. Giusto? :-S
No Marco, dai, non prendiamoci in giro.
Il progetto come lo avete tirato su? Partendo da quali basi?
Siete partiti dalla location e avete deciso lo scopo, o siete partiti dallo scopo e avete organizzato tutto il resto?
E lo scopo qual è? Dici che non è pensato per gli addetti ai lavori. Fantastico: è quello che dovrebbe fare Codice Internet (il cui nome già non richiama lo scopo in sé, quindi abbiamo già un punto in meno).
Avete aperto un sito e la gente non sapeva che sito fosse. Avete invitato gente ad iscriversi a un social network i cui scopi non erano chiari. Mancanza di comunicazione a go-go.
Dite di voler portare internet alla gente, e poi organizzate eventi in Galleria alle 15.30. Ok: del target di persone a cui volete rivolgervi, quali sono disponibili alle 15.30?
I ragazzini? Per i ragazzini sarebbe stato meglio pensare a iniziative in mattinata, e chiedere la collaborazione delle scuole.
Le vecchine? Io di vecchine in centro a Milano ne vedo pochissime a qualunque ora del giorno. Quindi la location è sbagliata.
Gente normale, né ragazzino né vecchine? Marco, alle 15.30 la gente normale LAVORA. Che cosa vuoi comunicare a persone che non ci sono?
Per pensare questo non serviva “provarlo a fare”, bastava usare la testa e strutturare un evento attorno allo scopo dell’evento stesso. E siccome tu sei un comunicatore e io dovranno passare degli anni prima che lo diventi, non dovrei essere io a insegnartelo.
Veniamo agli incontri:
8 ottobre: “Parleremo con Layla Pavone, Presidente di IAB Europe e IAB Italy, Andrea Boaretto, responsabile progetti area marketing school of management Politecnico di Milano, e Marco Camisani Calzolari, fondatore di Speakage, del rapporto tra Internet ed economia.”
Che gliene importa alla gente comune di sentire parlare il fondatore di Speakage del rapporto tra internet e l’economia?
30 settembre: idem con patate
26 settembre: ancora
Di Internet e informazione, un argomento interessante certo, penso se ne possa parlare solo con gente che Internet la frequenta da un po’.
PRIMA devi spingere la gente a USARE internet, e non sono l’unico a dirlo. Bisogna spiegare come internet possa essere utile nella vita di tutti i giorni: dal fare la spesa a comprare un cellulare, dal prenotare un treno e organizzare un viaggio all’informarsi sugli orari scolastici del figlio.
Alla gente comune non serve la teoria, serve la pratica. Servono dei workshop, dei tutorial, delle spiegazioni live. Come alle sagre di paese, quando la venditrice ti dimostra come sia facile cucinare con la sua fantastica padella antiaderente.
E soprattutto, alla gente comune non servono i professoroni presenti in tutti gli eventi di CI. Che parlano da un palco.
La gente comune deve sentirsi al pari con chi gli spiega cosa internet è. Altrimenti se ne allontana imbarazzata, e anche un po’ schifata.
Per capire questo ci voleva tanto? No, ci voleva davvero poco.
Tu puoi anche dirmi che Codice Internet non è indirizzato agli addetti ai lavori. Peccato che il modo in cui abbiate organizzato l’iniziativa dica l’esatto contrario.
@Gatto Nero. Sono d’accordo con te. Quelli che hai elencato sono indubbiamente i punti di debolezza di Codice Internet ed e’ necessario attivarsi per superarli. Io credo che la volonta’ per rendere Codice Internet un progetto che nel lungo termine possa raggiungere con successo i suoi obiettivi ci sia da parte di chi ci lavora, negare questi punti di debolezza ovviamente sarebbe uno sbaglio da parte loro.
Non vorrei andare OT ma non conoscendoti in realta’ volevo chiederti se a te piacerebbe davvero che ci fosse un progetto che porta internet alla gente. Cioe’ penso di si’ ma vorrei chiederti perche’.
Io ad esempio lavoro in un’agenzia di comunicazione con una forte componente media come digital strategist. e’ ovvio che per il mio lavoro la crescita dell’utenza internet e’ molto importante per ovvi motivi eheh (per la pagnotta!). Ma soprattutto io sono appassionata di internet come utente e a volte e’ difficile relazionarsi con persone che ti considerano una “malata” perche’ trascorri tantissime ore online parlando con “degli sconosciuti” (non entro nel merito di questa discussione perche’ potrei parlarne per ore, ne ho gia’ parlato e continuero’ a farlo). Quindi vorrei capire il tuo interesse da cosa e’ motivato (pura curiosita’).
Grazie
Il mio interesse? E’ motivato dalla coscienza civile.
E soprattutto dalla coscienza che da qui a qualche anno quasi TUTTO si farà su internet, e chi non avrà imparato a utilizzarlo ne sarà fortemente penalizzato.
File in banca, prenotazione delle visite mediche, acquisti, offerte speciali. Quando parliamo di digital divide parliamo di questo: della divisione che si creerà nella società civile fra chi sa usare internet e chi non lo sa usare.
Ed è un dramma, perché se pensi a quante sono le persone che non hanno la minima idea di come interagire con un computer…
Inoltre, viviamo in una società in cui l’informazione è carentissima. L’unico modo per migliorare la società è migliorare l’informazione. Internet permette di informarsi meglio e di più. Ma per poterlo fare, la gente deve essere abituato allo strumento tecnico, deve sentire di potersi “fidare” di Internet.
Ma far imparare a usare un computer a una persona non è come imparare a fidarsi della tv. Con la tv li piazzi davanti ed è finita lì. Col computer devi insegnare a farli interagire…
Perfetto grazie, sono d’accordo con te. Pensavo ci fosse un interesse anche piu’ “egoistico”, come quelli che ti ho descritto io, ma se non e’ cosi’ allora capisco ancora di piu’ il tuo punto di vista. Criticabile ovviamente, come quello di chiunque del resto, ma legittimo.
Io spero che Codice Interrnet sia in grado di superare i punti di debolezza che abbiamo descritto, e che faccia leva su quelli di forza per arrivare a smentire chi lo sta dando “sconfitto” in partenza. Io alcuni punti di forza infatti li vedo ma non posso nemmeno contraddire ne’ totalmente smentire chi pensa che io sia troppo ottimista. Quindi staremo a vedere.
Lafra, dovremmo smetterla con gli interessi egoistici.
A prescindere, intendo.
(Tra l’altro, visto che amo sempre il contraddittorio – di solito porta alla crescita – quali sono secondo te le parti criticabili del mio discorso?)
Faccio riferimento a tutto quello che hai scritto a partire dai primi commenti dove sostieni che Milano non sia la citta’ giusta (e io ti ho risposto che sarei d’accordo se fosse l’unica ma non e’ cosi’), che non c’e’ competenza da parte delle persone che stanno gestendo Codice Internet e non sono ovviamente d’accordo o che in alternativa ci sia solo uno scopo economico e non sono d’accordo sul “solo” etc etc.
Per quanto riguarda il tuo terzultimo commento sono d’accordo su tutta la linea ma se dal tuo punto di vista questo elenco e’ in qualche modo rappresentativo del progetto secondo me mancano i punti di forza, le opportunita’, le potenzialita’ inespresse, che penso possano emergere con il tempo e con un po’ di fiducia 🙂
Io ho già detto come a mio parere si può raggiungere le persone.
Visto la discussione dico anche perchè mi piacerebbe si facesse:
tutti parlano di digital divide intendendo la differenza tra chi ha i servizi a disposizione e chi no. (Mancanza di ADSL ecc).
Io invece ho sempre considerato il vero digital divide da eliminare quello tra le persone che, a parità di servizi a disposizione, vogliono o non vogliono usarli.
Se a uno oggi non arriva l’ADSL ma vuole internet, tra cellulari, collegamenti via satellite, wimax, trova in un modo o nell’altro il sistema di collegarsi e, in ogni caso, appena qualcuno gli renderà disponibile il servizio, ci si butterà a pesce.
Il problema è la persona che magari abita in una zona servita dalla ADSL a 20mbit, ma non ha nessuna intenzione di usarla.
Io nel 1984 sono stato rimandato a settembre da un professore di tecnologia perchè aveva saputo che io passavo il mio tempo libero sul commodore 64 e lui lo riteneva una perdita di tempo. Gente cosi esiste ancora oggi.
Queste sono le persone da avvicinare.
Avete mai provato ad entrare in una agenzia immobiliare e chiedere al venditore: “ma questa casa è servita dall’ADSL?” vi assicuro che sentirete il rumore di quando cade dalle nuvole.