Più di anno fa ho scritto un post sulla differenza tra Owned, Bought e Earned Media. Il post è diventato il capitolo di un ebook. L’ebook è stato letto, commentato, citato, utilizzato nelle bibliografie delle tesi e di qualche corso universitario (sì, sono cose che fanno tanto piacere).
È da un po’ che non vi “spammo” e vorrei cogliere questa occasione per ringraziare tutti quelli che lo hanno letto, che lo hanno scaricato recentemente (in questo momento 3818 download) e quelli che lo segnalano agli altri.
L’occasione in questione è che a distanza di un anno tuttavia sento l'esigenza di correggere o meglio di integrare quello che ho scritto scrivendo un breve post (e non un nuovo ebook 😉 ) su quella che considero l’evoluzione di questa classificazione.
La distinzione dei media in owned, bought e earned media è nata per cercare di dare un ruolo ai social media all’interno di una strategia di comunicazione. Quella che sembrava, infatti, un tipo di visibilità ottenibile gratuitamente all’interno di siti ad altissimo traffico e tempo speso si è rivelata presto un mito da sfatare e un fenomeno da razionalizzare, sviscerare e comprendere.
I tanto bramati effetti “buzz”, “viral”, “ugc” non erano in realtà automatismi della rete ma conseguenze più o meno spontanee di azioni, iniziative, contenuti in grado di suscitare l’interesse del pubblico siano essi di pubblica utilità o di puro intrattenimento.
Quella visibilità non era quindi semplicemente gratuita bensì guadagnata, in inglese “earned”.
La classificazione tra owned, bought e earned media è stata tuttavia da molti utilizzata in maniera impropria nel tentativo di "assegnare" le varie tipologie di siti ad ognuna di queste categorie e dimenticando invece le motivazioni per le quali è stata creata.
Secondo questa catalogazione i bought media sono i siti dove è possibile acquistare spazi pubblicitari e quindi siti come portali e i motori di ricerca, gli owned media sono i siti di prodotto e i siti istituzionali ossia i siti gestiti direttamente dalle aziende e gli earned media sono i social media, blog, siti di video e photo sharing e compagnia bella.
Questa classificazione non è sbagliata ma è incompleta. Oggi pensare ai social media unicamente come un mezzo per generare earned media è limitante e può provocare disillusioni e disattese nei confronti delle sue potenzialità.
Diverse aziende utilizzano i social media anche come owned media, creando al loro interno pagine e profili con contenuti ad hoc, e come bought media, sfruttando le opportunità di pianificazione pubblicitaria offerte dai main player come YouTube e Facebook.
I SOCIAL MEDIA COME OWNED MEDIA
Se senti qualcuno chiedere “Lo troverò su Facebook?” è possibile che stia facendo riferimento non solo all’ex compagno delle elementari o al biondino conosciuto in vacanza ma anche ad un nuovo cosmetico
ad un nuovo modello di cellulare
o al nuovo catalogo Ikea
Spesso lo sviluppo di un nuovo sito di prodotto è affiancato alla creazione di contenuti ad hoc per la pagina Facebook o a video per il canale su YouTube.
Per il lancio di Toy Story 3 ad esempio, Disney non ha solo aggiornato il sito ufficiale disney.com ma ha creato una pagina ufficiale su Facebook, pagine per i singoli personaggi della storia
e contenuti video inediti pubblicati sia su Facebook sia su YouTube
(l'intervista a Ken è uno dei miei preferiti :-))
Visto il successo riscontrato in termini di partecipazione da parte degli utenti, Disney sta iniziando ad utilizzare Facebook anche come strumento di “social commerce":
Disney has created a new Facebook app that will let users buy tickets to see Toy Story 3 right on the site, while also inviting their friends along. The application is called Disney Tickets Together and is a brilliant example of social media synergy. The app, which works in partnership with ticket-buying websites like Fandango.com, lets users pre-order tickets for the show and then invite others to join them. Users can also post what showing they are going to on their Facebook news feed. This is the type of campaign that is a perfect fit for social media. Not only does the ability to buy tickets without leaving Facebook make impulse ticket buys more likely, but the social aspect makes group planning that much easier. The nice thing about the Facebook app is that you can view what types of theaters are showing the film in your area (meaning 3D, stadium seating, IMAX 3D, etc.) and you can also invite along non-Facebook friends by entering in their e-mail address
Alcune conseguenze legate alla scelta di utilizzare i social media come owned media sono una maggiore visibiiltà nei motori di ricerca dove sempre più di frequente accanto agli owned sites sono presenti i risultati "branded" di YouTube, di Facebook, di Twitter e chi più ne ha più ne metta
e l'utilizzo degli account "social" nei media offline in aggiunta o in sostituzione al sito ufficiale.
I SOCIAL MEDIA COME BOUGHT MEDIA
Le opportunità di pianificazione offerte dai player come YouTube e Facebook possono essere raggruppate in due macrocategorie: quelle che abbracciano le metriche consolidate del media (impression, click, etc) e quelle che sfruttano le caratteristiche intrinseche del mezzo come nel caso degli engagement ads di Facebook (di cui avevo parlato anche qui quasi due anni fa), che fanno leva sulle dinamiche social del passaparola e delle raccomandazioni, e i promoted video di YouTube che, in quanto secondo sito di ricerca, traduce le logiche dei risultati sponsorizzati di Google in chiave video.
Anche Twitter in primavera ha annunciato ed iniziato a testare i promoted tweets; ancora una volta vi riporto il caso di Toy Story 3
In conclusione credo che ragionare in logica di owned, bought e earned media sia utile per capire il ruolo da dare ai diversi mezzi di comunicazione, siano essi online o offline, l'importante è non considerarla una mera classificazione ma piuttosto un approccio all'analisi strategica.
Brava Francy,
ovviamente earned e bouht media, nel caso dei social media, si integrano alla perfezione quando abbiamo un valore consistente sulle attività svolte attraverso questi canali conversazionali. Paradossalmente sono sempre meno convinto che l'influenza (earned) avvenga via i blogger o gli utenti più seguiti in assoluto, quanto avvenga nelle micro ID, capaci di attrarre a sua volta anche altri influencers. Quello che vedo in molte pagine in Italia tuttavia è un buon uso del linguaggio P2P ma spesso poco sviluppo di temi che potrebbero essere trattati in questi spazi e che non possono essere affrontati in altri media (ma questa è un altra storia).
Ottimo il tuo esempio di Disney, perché sto riflettendo invece prorpio sul futuro di alcuni tipi di minisite VS landing page integrate a Facebook.
cheers
Grazie 🙂 d'accordo con te su quello che hai detto per l'Italia. Credo che la generazione di earned media dipenda da due macrofattori: le user relation e i contenuti. In questi anni ho visto fare dei notevoli passi avanti per quanto riguarda il primo fattore ma poco sul secondo. Questo dipende molto dal fatto che spesso la creazione di contenuti è "blindata" per i brand internazionali che la centralizzano e non sfruttano la possibilità di utilizzare questi spazi per veicolare contenuti di interesse "locale".
Vero, per questo molti dei clienti con cui lavoriamo direttamente dagli HQ stanno puntando pian piano a questo (non sempre facile quando attività strategiche di consulenza si scontrano con realtà operative locali). Per fortuna alcuni dei miei amici lato azienda stanno percependo il cambiamento, anche grazie al fatto che qui a 27 anni hai già potere decisionale per quanto riguarda i ne media.
D'accordissimo!!! Brava FRA!!! Mumble…. lo stagista sottopagato che gestisce e "anima" i profili social delle aziende (che affidano il rapporto diretto con il cliente al primo che capita) è un bought media?! hihi…
leggi i messaggi, cancella le notifiche e accetta/ignora le richieste di amicizia!
Sii social, insomma 🙂
Ps: è sempre interessante leggere le tue opinioni in materia
In generale per il blog, in particolare per l'articolo: complienti! 🙂
L'intervista a Ken mi ha fatto morir da ridere. Bel post complimenti.